1.  Notizia da Radio Vaticana

2.  Una missione pastorale per i cristiani di lingua ebraica

3.  Intervista


  Notizia dalla Radio Vaticana       torna su

1. Nominato il Vescovo ausiliare del Patriarcato Latino di Gerusalemme  

   Il Papa ha nominato vescovo ausiliare del Patriarca latino di Gerusalemme il sacerdote benedettino padre Jean Baptiste Gourion, attualmente abate del monastero “Santa Maria della Risurrezione” ad Abou Gosh, in Israele. Con la nomina vescovile, il Santo Padre lo ha incaricato della cura pastorale dei fedeli cattolici di espressione ebraica esistenti nel territorio dello stesso patriarcato latino. 

   Il nuovo presule è nato nel 1934 ad Oran, in Algeria, ed è stato battezzato nella notte di Pasqua del 5 aprile 1958 nell’abbazia di Bec, in Francia, dove è poi entrato nel 1961 ed ha emesso la professione perpetua nel 1965, ricevendo quindi nel 1967 l’ordinazione sacerdotale. All’Università di Parigi, ha studiato scienze naturali e medicina. Nel 1990, il Patriarca latino di Gerusalemme lo ha nominato vicario episcopale e presidente di un’opera per la cura pastorale della comunità cattolica di espressione ebraica.


2. Una missione pastorale per i cristiani di lingua ebraica     torna su

   Vivo interesse ha suscitato nel mondo religioso e nell’opinione pubblica la notizia dello scorso 14 agosto, quando Giovanni Paolo II ha nominato vescovo ausiliare del patriarca latino di Gerusalemme il padre Jean Baptiste Gourion, della Congregazione Benedettina Olivetana, abate del Monastero “Santa Maria della Risurrezione” ad Abu Gosh, un pacifico villaggio israeliano dove vive una comunità cristiana di lingua ebraica. Con la stessa nomina papale, il padre Gourion viene appunto incaricato della cura pastorale dei fedeli cattolici di espressione ebraica esistenti nel territorio del patriarcato latino di Gerusalemme. 

Nato nel 1934 a Oran, in Algeria, e battezzato all’età di 23 anni, la notte di Pasqua del 1958, padre Gourion entrò poi nell’Abbazia di Bec, in Francia, finché nel 1976 fu mandato con due confratelli ad Abu Gosh, in Israele, per dare vita ad una nuova fondazione monastica, della quale divenne quindi superiore ed abate. 

Nel 1990, il patriarca latino di Gerusalemme, mons. Michel Sabbah, lo ha nominato vicario episcopale e presidente dell’Opera di San Giacomo di Gerusalemme, per la cura pastorale della comunità cristiana di lingua ebraica. 

Il nuovo presule tiene a sottolineare che il suo compito è di carattere pastorale e che dovrà occuparsi proprio della modesta comunità cristiana di espressione ebraica, come spiega al microfono di Romilda Ferrauto, della nostra redazione francese.


3. Intervista con mons. Jean Baptiste Gourion       torna su

R. - Notre communauté est une communauté modeste, qui est née...

La nostra è una comunità piccola, nata - in definitiva - dalla creazione dello Stato d’Israele, quando quei cristiani che non erano di formazione e di cultura araba si sono ritrovati in Israele. C’erano, per esempio, matrimoni misti, persone che si erano convertite al cristianesimo, persone che lavoravano in ambiente israeliano.

D. - Perché Giovanni Paolo II ha ritenuto necessario nominare un ausiliare per una comunità molto piccola, da un punto di vista numerico? Significa forse che la situazione di tale comunità è delicata e che quindi c’è da svolgere un lavoro pastorale impegnativo?  

R. - Il y a un travail pastoral important et il y a aussi le sens...

C’è un lavoro pastorale importante da svolgere e poi c’è anche il significato stesso di questa comunità. Esiste una necessità di ‘visibilità’, di esistere, di avere una struttura ecclesiale.

D. - Come è stata accolta la sua nomina dai fedeli arabi che - a quanto si dice - non vedono di buon occhio i cristiani di espressione ebraica che sospettano forse di parteggiare per Israele?

R. - Il n'y a aucune méfiance entre la communauté arabe et...

Non c’è nessun sospetto tra la comunità araba e quella ebraica. Nessuno. È una creazione artificiale. È chiaro che la stampa ha fatto un gran parlare, ha messo insieme fatti che in realtà non hanno alcun legame tra di loro, e così facendo mi hanno messo in contrapposizione al patriarca, facendo così una lettura politica di questa nomina.

D. - Come lei ben saprà, la sua nomina ha sollevato speculazioni e commenti; alcuni vedono nella sua nomina la preoccupazione della Santa Sede di ristabilire un certo equilibrio in considerazione del fatto che il patriarca è palestinese.

R. - L’article de Henri Tincq sur ‘Le Monde’ est absurde, voyez, parce que...

L’articolo di Henri Tincq apparso su ‘Le Monde’ è assurdo, perché così tutto viene ridotto a livello politico. Si tratta invece di un atto pastorale del Santo Padre. Alcuni potrebbero preoccuparsi, si è parlato molto di una ‘divisione’ della Chiesa. È evidente che la cultura araba e quella ebraica sono due mondi diversi, ma questo è tutto!

D. - Eppure, padre Gourion, è legittimo pensare che la sua nomina possa servire anche ad ottenere un miglioramento nel dialogo giudeo-cristiano. Sappiamo che Giovanni Paolo II ha compiuto gesti molto importanti in questo campo ...  

R. - Oui, oui, et en Israel en particulier; il a posé des actes...

Certamente, e soprattutto in Israele. Ha fatto cose eccezionali, che solo lui avrebbe potuto fare. Se così vogliamo dire, la necessità che il Papa ha percepito e che egli incarna è quella di favorire la riconciliazione tra la Chiesa ed il mondo ebraico all’insegna della volontà di reciproca comprensione per raggiungere relazioni normali tra la Chiesa, che nasce dal popolo ebraico, ed il popolo ebraico stesso, al di là delle tensioni che esistono, perché - in un certo senso - Gesù ci divide: come diceva un padre qui, “Colui che ci unisce, ci separa anche dal mondo ebraico”. Ma gli ebrei rivestono per la Chiesa un’importanza grandissima.

D. - Comunque, la sua nomina avrà probabilmente dei riflessi politici...

R. - Mais c'est possible, bien sur, parce que...

È certamente possibile, perché qui tutto è visto in questa ottica ed è pervaso dalle tensioni politiche; viviamo un periodo molto difficile della nostra storia. Il nostro atteggiamento, però, è quello di non porci sul piano politico, ma di superarlo per testimoniare ciò che è alla base di tutto, la realtà delle cose, la realtà spirituale e mistica: questa è comunque la terra della Rivelazione, dell’Incarnazione. Anche quello che sta accadendo qui, sia pure con tutte le contraddizioni e le sofferenze, ha anche una dimensione mistica, spirituale, teologale... Credo che il Santo Padre l’abbia compreso appieno, e da molto tempo, e questo lo ha indotto a prendere una decisione che gli è molto cara.


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