La bibbia è santità nelle parole. Per l'uomo del nostro tempo non vi è nulla di così familiare e banale come le parole. Di tutte le cose esse sono le più a buon mercato, le più abusate e meno stimate. Esse sono oggetto di continua profanazione. Noi tutti viviamo, sentiamo e pensiamo in esse, ma non riuscendo a sostenere la loro dignità indipendente, a rispettarne il potere e il peso, esse diventano evasive, ambigue: una manciata di polvere. Quando ci troviamo dinanzi alla Bibbia, le cui parole sono come dimore fatte di roccia, non sappiamo trovare la porta.

     Alcuni possono domandarsi: perché la luce di Dio è stata data in forma di linguaggio? Come è concepibile che il divino sia contenuto in vasi così fragili come le consonanti e le vocali? Questa domanda denuncia il peccato del nostro tempo: quello di trattare alla leggera l'etere che porta i flutti luminosi dello spirito. Che cos'altro al mondo è capace di avvicinare gli uomini al di sopra delle distanze di spazio e di tempo? Di tutte le cose sulla terra, soltanto le parole non muoiono mai. Esse hanno così poca sostanza e così tanto significato.

    La Bibbia non si occupa della divinità ma dell'umanità. Rivolgendosi ad esseri umani e parlando di cose umane, quale lingua dovrebbe usare se non quella dell'uomo? Eppure, è come se Dio avesse preso queste parole ebraiche e le avesse investite della sua potenza, e le parole fossero diventate un filo di tensione carico del suo spirito. Ancor oggi esse sono delle linee di unione tra il cielo e la terra.

    Quale altro strumento potrebbe essere stato impiegato per comunicare il divino? Disegni smaltati sulla luna? Statue tagliate dalle Montagne Rocciose? Che cosa non va nell'origine umana del vocabolario scritturale?

    Se la Bibbia fosse un tempio, di maestosità e splendore uguale alla semplice grandiosità della sua forma attuale, il suo linguaggio divino avrebbe potuto conservare il segno della dignità divina con forza più innegabile per la maggior parte della gente. Ma l'uomo avrebbe adorato la sua opera invece della sua volontà... e questo è esattamente ciò che la Bibbia ha cercato di prevenire.

   Come è impossibile pensare a Dio senza il mondo, così è impossibile pensare alla sua sollecitudine senza la Bibbia.

   Se Dio è vivo, allora la Bibbia è la sua voce. Nessun'altra opera è altrettanto degna di essere considerata una manifestazione della sua volontà. Non vi è altro specchio al mondo in cui si rifletta così chiaramente la sua volontà e la sua guida spirituale. Se è plausibile credere nell'immanenza di Dio nella natura, allora bisogna per forza credere nella immanenza di Dio nella Bibbia.


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