Noi e gli altri, tutti figli di Adamo  
     Amos Luzzatto,  Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)

 


Alle radici del sentimento di uguaglianza tra gli uomini

Premesso che le attese hanno una relazione solo occasionale con il calendario, che è una convenzione umana da non trasformare in un condizionamento per l'uomo, è evidente che le mie attese rappresentano la speranza di vedere soddisfatto un bisogno che avverto personalmente e che credo sia comune alla maggior parte dei miei simili: il bisogno di un maggior rispetto degli uomini nei confronti dei loro simili.

Lo avvertiamo nella vita quotidiana, quando l'insofferenza reciproca generata dai ritmi ossessivi che ci coinvolgono portano spesso a insultare, a ferire, a umiliare gratuitamente il nostro prossimo.

Lo avvertiamo nella spietata concorrenza sociale, che non ha pietà del nostro prossimo quando è in palio un sia pure ipotetico vantaggio personale di carriera, di guadagno, di potere.

Lo avvertiamo nella politica nazionale e internazionale, che non bada alla distruzione di culture e di popoli, che passa sulle sofferenze e le stragi, che legittima la violenza e disprezza la trattativa e il compromesso.

Ma quando parlo del rispetto intendo anche la rinuncia sincera a ogni senso di superiorità, che è la premessa di ogni violenza e di ogni crudeltà.

Parlo di quel senso di superiorità che fa ritenere la propria cultura, la propria civiltà, migliore e più evoluta di tutte le altre (e pertanto più degna di diritti). Di quello che concede all'«altro», al massimo, il diritto di essere educato e cambiato, non il diritto a restare se stesso e a dare in uno scambio fraterno il meglio di se stesso. Di quel senso di superiorità che permette di offendere, di ferire, di disprezzare chi è diverso da te, solo perché è minoranza, perché è più debole o perché è più povero. Che tratta gli altri da barbari, dimenticando con disinvoltura che la storia ha registrato tante barbarie delle stesse civiltà «superiori».

La tradizione ebraica afferma che Adamo fu creato unico padre dell'umanità perché nessuno potesse dire in futuro: «Mio padre era superiore al tuo». Si tratta dell’invito al rispetto come a quel sentimento dal quale può derivare tutto il resto, e soprattutto la speranza nell'avvenire dell'uomo.

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