Elisa Springer: i miei giorni nel lager con Anna Frank
     Daniela Pizzagalli 

 

__________________________

L’autrice del "Diario" cercava ansiosamente almeno un mozzicone di matita per poter scrivere qualcosa su quello che ci stava succedendo» Dall’austro-italiana 85enne un secondo libro, rivolto ai giovani
_______________________

Non avranno una grande visibilità sui mass- media, ma i prodigi di chi si batte dalla parte della solidarietà e della tolleranza sono davvero incredibili, se una minuta ottantacinquenne come Elisa Springer riesce a percorrere instancabilmente l'Italia riempiendo le sale con il suo racconto di ebrea sopravvissuta ai campi di sterminio, per promuovere quei valori che nei lager si è inutilmente cercato di cancellare dalla faccia della terra: amore, rispetto, comprensione, perdono.

Dopo aver sepolto in cuore per cinquant'anni l'orribile esperienza vissuta dal 1943 al '45, Elisa Springer, viennese di nascita ma trapiantata in Puglia per matrimonio, nel 1997 ha finalmente riversato in un libro, Il silenzio dei vivi, la mortifera furia dei ricordi che la imprigionavano in un tunnel di depressione. Il successo del libro ha dato il via a un'ininterrotta sequela di incontri soprattutto con studenti: da questa nuova, vivificante esperienza è nato un secondo libro, L'eco del silenzio, pubblicato da Marsilio per iniziativa e con la collaborazione di Mario Bernardi.
«È stato mio figlio Silvio a sbloccare il peso nascosto che stava soffocandomi - ci dice Elisa, venuta a Milano per la presentazione del libro - Condotto dal suo amore filiale e dalla competenza di medico, ha capito che avevo bisogno di raccontare anche nei dettagli più orrendi le atrocità che avevo vissuto, e mi ha spinto a scrivere il primo libro, assistendomi nella stesura. Questo secondo libro è dedicato a lui, che non c'è più, fulminato due anni fa da un infarto».

L'eco del silenzio ha come sottotitolo: «La Shoah raccontata ai giovani», perché proprio ai giovani Elisa Springer predilige rivolgersi, sperando di indirizzarli con il suo esempio a una scelta di pace e fratellanza: «Fra le tante lettere che ricevo ogni giorno, ho riportato in questo libro le più significative, come quella di un giovane naziskin che è tornato da una visita ad Auschwitz completamente cambiato, tanto che ha sentito il bisogno di scrivermi chiedendomi scusa per tutte quelle sofferenze».

Nel primo libro Elisa Springer non aveva potuto inserire il suo personale ricordo di Anna Frank: «Quando mio figlio a scuola ha letto il Diario di Anna Frank, mi sono resa conto che lei e sua sorella erano nella mia stessa baracca a Bergen Belsen: abbiamo spesso parlato insieme, cercava ansiosamente almeno un mozzicone di matita per poter scrivere qualcosa su quello che ci stava succedendo; l'editore però volle togliere questo riferimento, perché non potevo fornire nessuna prova di aver conosciuto Anna Frank, e questo poteva inficiare la credibilità dell'intero libro. Ma poi mio figlio ha condotto un'accurata ricerca, ritrovando i documenti che provano la contemporaneità della nostra presenza nello stesso campo, anzi si è appurato che fummo trasferite da Auschwitz a Bergen Belsen sullo stesso convoglio».

Nel libro racconta anche i suoi incontri con i grandi della fede, come Giovanni Paolo II, insieme al quale ha ripetuto questa sola parola, Auschwitz, nella sua pronuncia polacca: Oswiecim; e con madre Teresa di Calcutta, incontrata qualche anno fa all'Arsenale della pace. Le targhe e i riconoscimenti meritati in questi anni da Elisa Springer saranno raccolti, insieme ai documenti, alle lettere, ai disegni, ai quadri, in un Museo della Pace intitolato al suo nome, che sarà inaugurato quest'anno a Matera.

[Fonte: "Avvenire" del 28 maggio 2003]

| home | | inizio pagina |