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ll ministero delle finanze sequestra i fondi della Chiesa. Al rischio i negoziati Israele-Santa Sede 

8 giugno. Aggiornamento

Il congelamento di fondi appartenenti a una non meglio precisata istituzione cattolica in Israele è stato "frutto di un errore tecnico" e di "un malinteso" ed è stato già revocato. Lo hanno assicurato fonti qualificate del ministero degli Esteri israeliano all'ANSA, ridimensionando i timori di un incidente diplomatico con il Vaticano suscitati dalle informazioni sul sequestro riferite nelle scorse ore da fonti ecclesiastiche. Il provvedimento - ha precisato un rappresentante del ministero degli Esteri - è stato assunto "a livello di funzionari", senza avallo politico. "Si è trattato di un malinteso legato alla mancata conoscenza della lista delle istituzioni cattoliche su cui Israele e Santa Sede stanno negoziando", un accordo in materia fiscale, ha aggiunto, sottolineando che la procedura "è stata già cancellata". Il ministero delle Finanze da parte sua ha evitato qualsiasi commento. Una portavoce del dipartimento affari tributari si è limitata a dire all'ANSA che "i rapporti fra lo Stato e i contribuenti sono coperti da segreto d'ufficio".
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Il Capo esattore al Ministero delle Finanze di Israele, il signor Yehezkel Abrahamoff, ha comunicato a delle istituzioni della Chiesa Cattolica in Israele di aver messo sotto sequestro i loro fondi, per costringerle a sottoporsi immediatamente a tutte le esigenze fiscali che lui stesso ritenga applicabili al caso, e prevenire così il risultato dei negoziati tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, che vertono tra l'altro anche sullo statuto fiscale della Chiesa in Israele. Lo dicono documenti e testimonianze dirette pervenute ad AsiaNews nelle ultime ore. Le istituzioni interessate hanno però insistito per non essere nominate, per paura di ritorsioni da parte dell'Esattoria.

La notizia di questa iniziativa radicale arriva a poche settimane dalla partenza da Israele del Santo Padre Benedetto XVI, al termine di una visita che si credeva avrebbe favorito proprio il raggiungimento del tanto atteso accordo tra la Santa Sede e lo Stato ebraico. Al presente non è chiaro se si tratta di un'iniziativa personale di un solo funzionario, anche se particolarmente potente, o se vi si debba scorgere un profondo cambiamento di indirizzo dalla parte del Governo Netanyahu

Un esperto di rapporti Chiesa-Stato in Israele, raggiunto da AsiaNews, è pero convinto che il Governo non sappia nulla e che ciò sarebbe sicuramente l'idea personale di un singolo individuo. Egli prevede che qualora il Capo del governo ne venga a conoscenza, il funzionario sarà ripreso e il sequestro annullato, con tanto di scuse.
I negoziatori, rammenta l'esperto, hanno pubblicato il loro più recente Comunicato congiunto il 30 aprile, definendo le trattative particolarmente "amichevoli" e impegnando le Parti all'elaborazione bilaterale, concordata, del regime fiscale da applicare alla Chiesa in Israele. Ma il Governo, ha aggiunto, dovrà intervenire subito per evitare il grave danno che gli "eccessi" di un singolo funzionario possano causare agli ottimi rapporti con la Chiesa. In ogni caso, osserva, l'intervento del Governo per annullare il sequestro, dovrà essere rapidissimo, perché diversamente le opere della Chiesa, specie scuole e ospedali, che devono pagare acquisti e servizi ogni giorno, potranno cominciare a trovarsi in situazione di vero disagio.

© Copyright AsiaNews 9 giugno 2009


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