lunedì 17 novembre 2003, ore 18.15
Centro Culturale S. Fedele, via Höepli 3/b, Milano  
presentazione del libro

Woody L’eletto
Ebrei e Cristiani nei film di Woody Allen
di
 Fabio Ballabio

(Effatà, Torino)

con:
Gad Lerner, giornalista
Elena Bartolini,
studiosa di giudaismo

modera: Guido Bertagna S.I.

L’educazione ebraica del cineasta Allan Stewart Königsberg - in arte Woody Allen - si intreccia con la passione per il cinema e l’umorismo. Allen comincia a fare i conti con la propria incerta identità già nel film Prendi i soldi e scappa (1969). Quando interpreta un cristiano ortodosso in Amore e guerra (1975) scopre un Dio inaffidabile. La nevrosi esplode con Zelig (1983) quando il desiderio di assimilarsi ai gentili (i non-ebrei) entra in conflitto con le sue origini. In Hannah e le sue sorelle (1986) Allen si riconcilia con la vita e in Crimini e misfatti (1989) tematizza l’etica della responsabilità. Ne è conseguenza il cambiamento di vita in Alice (1990). Chi ne è incapace, come il protagonista di Harry a pezzi (1997), può almeno raccontare storie che facciano riflettere.

L’irredenzione del mondo è il punto di partenza del discorso esistenziale che Allen svolge attraverso i suoi film. Mediante il cinema costruisce un mondo in cui ha senso vivere e in cui è evidente la nostalgia per l’ ‘olàm abbà (mondo a venire) ebraico o il regno cristiano. Allen diviene così un soggetto pericoloso in quanto, come i mistici e i folli, assume un punto di vista che è estraneo all’ordine costituito. Nella tradizione ebraica il mutamento del nome segna una teshuvà (svolta) nella vita di una persona. Forse Allen non ha ottenuto quanto sperava nella sfera privata. L’ha invece indubbiamente conseguito nell’arte spingendosi fino al punto di proporre un proprio personale chiddùsh (rinnovamento) dell’ebraismo.

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