Viaggio on Ucraina alla scoperta di un ebraismo creduto morto
Jonatan Della Rocca

La realtà di Zhitomir, culla del Chassidismo, fra oblìo e spirito di rinascita.


Il rabbino capo, Riccardo Di Segni, ed il presidente della Cer, Leone Paserman si sono recati lo scorso aprile per una visita di due giorni in Ucraina presso la comunità ebraica situata nella zona di Zhitomir, accogliendo l'invito del direttore generale, Mordechai Shulman.

Zhitomir è una regione situata nella parte occidentale dell'Ucraina a ridosso del fiume Dnieper. Ha fatto parte dal 1793, fino al suo dissolvimento, dell'Impero zarista e poi sovietico. La presenza ebraica fu di rilevante importanza perché è stato uno dei centri da cui si irradiò il Chassidismo. Qui, nacquero Reb Zeev Wolf, uno degli alunni più conosciuti del Maggid di Mezheritsch, discepolo prediletto del Baal Shem Tov, ed il padre della letteratura ebraica, Chaim Nachman Bialik.

Dagli inizi dell'Ottocento la fecondità e la produzione rabbinica si estese in più ambiti. Nelle strade in cui si parlava yiddish, venivano stampate le pagine del Talmud di Vilna, grazie alla famiglia Shapira. I giganti dell'esegesi e del Mussar popolavano la zona che diventò ben presto un centro che raggiunse, prima della rivoluzione russa, le trentamila unità. All'epoca, la comunità ebraica rappresentava quasi la metà della popolazione. A pochi chilometri da qui, a Berdichev, definita la capitale ebraica della zona, il saggio Rabbi Levi Izchak illuminava e diffondeva il Chassidismo tra i suoi discepoli ed ancora oggi la sua tomba è meta di pellegrinaggio di fedeli da tutto il mondo ebraico. La regione fu l'ambiente d'ispirazione del talento artistico di Shalom Aleichem, conosciuto dal pubblico italiano per essere l'autore del testo “Il violinista sul tetto”, rappresentato poi sul grande schermo da Norman Jewison.

A cavallo tra Ottocento e Novecento i grandi pogrom, attuati con la complicità dell'apparato militare zarista, in seguito le epurazioni sovietiche e più tardi l'occupazione nazista sconvolsero la comunità, mietendo vittime, tra massacri e deportazioni. Con il dopoguerra la zona fu ripopolata da decine di migliaia di ebrei che però avevano smarrito l'identità ebraica quasi del tutto.

A metà degli anni Novanta si stimavano circa 240.000 ebrei in Ucraina che grazie alla politica prima di Gorbaciov e poi di Eltsin e di Putin poterono riacquistare la libertà di culto, l'emancipazione e la possibilità di studiare la Torà. Rav Di Segni ci ha spiegato come è nata la visita: “Sono stato contattato da Mordechai Shulman, che dirige l'ufficio per la rinascita dell'ebraismo nella regione di Zhitomir in Ucraina, e mi ha invitato a compiere un viaggio insieme al presidente della Comunità, Leone Paserman. Così siamo andati lì accolti con i massimi onori. La zona di Zhitomir è situata in un paesaggio di campagna sperduto, in cui sono presenti vecchi casermoni militari sovietici ed abitazioni modeste. Quando i nazisti arrivarono lì, massacrarono decine di migliaia di ebrei che ora riposano in vaste fosse comuni. Oggi vi è una rinascita ebraica grazie al rabbino Shlomo Wilhelm ed a persone volenterose che si prodigano coordinate da Mordechai Shulman, e si stanno adoperando con molta iniziativa ed organizzazione per risollevare la comunità”.

Il movimento Chabad Lubavitch, di cui il rabbino fa parte, ha lavorato negli ultimi decenni per la ricostruzione della vita ebraica nell' ex Unione Sovietica. Il gruppo organizza attività sociali e culturali. Qui, nella regione di Zhitomir, ospitano presso l'Education Campus le maggiori attività scolastiche e ricreative. Vi sono le strutture che ospitano la yeshivà, il Kollel, le sale di computer, le biblioteche e il dormitorio che permette a molti studenti di giungere da lontano per studiare nella scuola. Questa azione incisiva sull'educazione serve ed è servita a combattere la minaccia incombente dell'assimilazione ed a sventare, addirittura, il pericolo dell'estinzione della comunità ebraica locale. Come sottolinea Rav Di Segni: “Per la maggior parte degli ebrei della zona l'unico modo per scoprire le proprie origini consisteva nella lettura dei vecchi documenti d'identità sovietici in cui era registrata l'appartenenza ebraica. Infatti, quando è iniziata l'operazione di recupero ci si è accorti che mancava, dopo più di sessant'anni di totalitarismo, ogni tipo di identità e di riferimento culturale. Mai mi sarei immaginato che ci fosse una keillà di quelle dimensioni. Questo viaggio ci ha aperto gli occhi su una realtà a noi sconosciuta. Noi pensavamo che lì fosse tutto finito. Dalle ceneri sta rinascendo una grande comunità. Abbiamo fatto una riunione con i dirigenti locali e ci hanno detto che sono state distribuite mazzot per 40 mila famiglie. Hanno rimesso in uso gli alberghi che venivano usati dall'establishment sovietico e li hanno adattati per le scuole e per i dormitori. È una grande operazione di solidarietà. Molte delle persone, a cui loro offrono i servizi, sono vittime delle radiazioni di Chernobyl. Le loro iniziative non si limitano a questo. Sono riusciti ad organizzare le scuole, Università compresa, riuscendo a stipulare convenzioni con lo Stato e a trovare fondi in tutto il mondo. A tale proposito abbiamo devoluto un'offerta, a nome della Comunità Ebraica di Roma, a sostegno delle attività sociali e didattiche. Hanno recuperato testi e manoscritti di valore inestimabile. In questi anni, le autorità hanno restituito circa duecentocinquanta Sefarim (rotoli della Legge) che sotto il dominio sovietico furono sequestrati. La maggior parte di essi sono molto antichi e sono in corso di riparazione”.

Ma la dinamicità e la vivacità non si limita a questo. Vi è una nuova classe emergente in seno alla comunità ebraica che si distingue soprattutto nei settori dell'industria pesante e della finanza. Ma non solo. In quest'ultimi decenni numerosi ebrei dell'ex Unione Sovietica hanno scelto la strada dell'alià. Oggi un sesto della popolazione israeliana, che raggiunge i sei milioni di abitanti, è composta da olim (immigranti) di origine russa. Insomma il vento della libertà di fine Novecento ha determinato l'espressione di un potenziale che per lunghi anni, purtroppo, era stato messo a tacere. Ci dice il presidente della Cer, Leone Paserman, al ritorno dal viaggio: “La breve visita di Zhitomir, nel cuore di quella che era la zona di residenza del popolo ebraico prima della Shoà, mi ha personalmente commosso più ancora di quanto non avesse fatto, venti anni fa, un ben più lungo viaggio in Polonia, il paese di nascita dei miei genitori e dello sterminio di tutta la mia famiglia, ma dove, almeno allora, ogni traccia di vita ebraica attiva era praticamente scomparsa.

Ritrovare, gradualmente e progressivamente, nel fondo della memoria, dopo quasi 50 anni, le parole yiddish apprese in casa nell'infanzia, potermi esprimere pubblicamente in quella lingua ed essere compreso dai tanti anziani ebrei della città e della provincia accorsi a conoscere e salutare il Capo Rabbino di Roma mi ha emozionato e mi ha dato una prova tangibile di comune appartenenza, al di là di ogni altra possibile dimostrazione.

Dopo la Shoà, dopo decenni di politica sovietica, ateistica ed antireligiosa, dopo le persecuzioni antiebraiche staliniane, dopo il grande esodo degli ebrei russi negli anni '80 e '90, ritrovare una comunità ebraica in Ucraina, risorta dalla clandestinità e desiderosa di riscoprire le proprie radici, di riappropriarsi della propria lingua, della propria religione, delle proprie tradizioni, della propria cultura è stata un'esperienza indimenticabile.

Non abbiamo potuto però approfondire e dare una risposta ad alcune domande: oltre a Habad Lubavitch, e al dinamico e simpatico shaliach rav Wilhelm, operano in loco altre organizzazioni ebraiche? Nella visita, abbiamo incontrato molte decine di anziani e alcune centinaia di bambini e ragazzi a scuola, ma non gli ebrei della generazione di mezzo, i figli dei primi ed i genitori dei secondi: dove sono? Cosa fanno? Perché sono rimasti, quando circa due terzi dei loro parenti sono emigrati? Quanto si identificano nell'ebraismo tradizionale hassidico, oggi rappresentato dai seguaci del “Rebbe”? Per recuperare all'ebraismo i figli dispersi ed allontanati, l'unico metodo efficace è davvero solo quello dei “missionari”, ovvero offrire vitto, alloggio e studi gratuiti? E soprattutto, è una lezione anche per noi?”

_________________
[Fonte: shalom.it - giugno 2005]

| home | | inizio pagina |