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Dal Medio Oriente a Torino per parlare di Pace
Sara Bauducco su Korazym.org 20 dicembre 2006

[Ad esperienza conclusa]

I Giovani della Pace  

Giovani israeliani, palestinesi e libanesi al Sermig di Torino, a Capodanno, per parlare di pace e condividere un’esperienza di convivenza che possa portare frutto nella difficile realtà del Medio Oriente. La pace è possibile partendo dai giovani “di buona volontà”. Dal 27 dicembre al 3 gennaio 2007 l’Arsenale della Pace di Torino, casa del Sermig fondato da Ernesto Olivero oltre 40 anni fa, ospiterà ragazze e ragazzi provenienti da Palestina, Israele e Libano: un’iniziativa che si inserisce nell’ormai tradizionale campo di capodanno con cenone del digiuno che da anni coinvolge centinaia di giovani italiani di tutte le regioni.

“Medio Oriente Terra Amica” è il tema della settimana che si svolgerà in un luogo già normalmente terreno fertile per l’incontro e il dialogo volto al raggiungimento della pace che ridoni dignità ad ogni uomo, di qualsiasi razza, cultura o religione sia. L’idea è nata quest’estate in seguito alla Tenda della Pace aperta nel cuore di Torino, in piazza Castello, per radunare i giovani e offrire riflessioni che li aiutassero a diventare entusiasti testimoni del bene proprio quando si riproponeva la tragedia della guerra tra Israele e Libano. La Tenda è diventata subito un punto di riferimento per chi voleva andare oltre l’insensata logica dell’odio e contribuire alla raccolta di aiuti alimentari per le popolazioni distrutte dal conflitto.

La tenda è stata smontata ma il Sermig non si è fermato: la macchina degli aiuti si è ampliata e, su ispirazione dei giovani, nel cuore degli organizzatori è nato forte il desiderio di far incontrare palestinesi, israeliani e libanesi. Non è tardato neppure l’incoraggiamento delle istituzioni, della società civile, del mondo religioso e politico perché le nuove generazioni potessero provare a far ciò che i loro padri non hanno potuto o saputo fare finora: realizzare una convivenza pacifica.

Una quindicina di ventenni provenienti da Ramallah, Gaza, Haifa e Beirut, superando anche difficoltà burocratiche, si incontreranno per conoscersi e poter essere insieme il seme di una nuova civiltà. Nella settimana si alterneranno lavoro manuale e riflessioni, attività nel Laboratorio del Suono o nella Scuola di Artigianato e spazi di confronto sulla mondialità: una ricetta già collaudata per allargare lo sguardo sul mondo e superare i particolarismi che impediscono di aprirsi agli altri. Questi ragazzi non rappresenteranno nessun altro se non loro stessi: giovani che vogliono mettersi in gioco per la pace; non appartengono necessariamente a gruppi o movimenti e sono stati contattati da religiosi e missionari che da tempo operano con il Sermig.

Mattino e sera saranno scanditi da momenti di silenzio: puro ascolto che parte dal cuore, scandito dalla lettura di brani tratti dal Libro di Isaia, dai Vangeli e dal Corano e accompagnato dalla musica, altro elemento unificatore. Ognuno potrà così liberare una preghiera più intima, che parla la lingua universale dell’Amore di Dio, qualunque sia il nome con cui lo si chiama.

La certezza di “voler fare bene il bene” fa prendere forma al progetto “Medio Oriente Terra Amica” gettando le basi per un futuro prossimo: “Il frutto della riflessione con e tra questi giovani potrà essere un segno di speranza da far conoscere anche ai loro governi e agli organismi internazionali. Questi giorni vissuti insieme saranno un “anticipo” della pace comune – conclude Ernesto Olivero - Non è da pazzi pensare che il mondo possa vivere in pace, è da pazzi pensare che possa continuare a vivere in guerra”.



Dall'Italia al Medio Oriente. I sogni di pace dei giovani

I dieci ragazzi israeliani e palestinesi che hanno vissuto all’Arsenale della Pace di Torino dal 27 dicembre 2006 al 2 gennaio 2007 hanno concluso l’esperienza di convivenza pacifica dando voce a sogni e speranze, primo fra tutti l’abitare in una terra senza muri di divisione e che possa chiamarsi veramente Terra Santa perché casa di popoli che si rispettano e impegnano per lo stesso bene. La settimana intitolata “Medio Oriente Terra Amica” è iniziata all’insegna del lavoro (inscatolamento di viveri da mandare nelle missioni di paesi poveri e costruzione di un forno solare) ed è proseguita con momenti di riflessione e confronto: la conoscenza reciproca è stata il primo passo che ha portato i giovani a parlare in termini positivi senza cadere nell’ovvia descrizione delle note problematiche legate alla questione mediorientale.

Trovare punti di incontro che partano dalla consapevolezza che le differenze sono una ricchezza: questo l’obiettivo che la Fraternità fondata da Ernesto Olivero si è proposta con l’aiuto di un gruppo di giovani italiani che ha trascorso ogni ora con i ragazzi ospiti. “Forse è l’incontro più difficile che abbiamo mai affrontato – commenta Ernesto Olivero, fondatore del Sermig – Ma ci abbiamo sempre creduto e pensiamo che sia solo il primo passo: questi ragazzi hanno sperimentato la pace e la bontà che deriva dal fare il bene, ora possono diffondere questi valori nel loro paese”. Sono ragazzi che, a causa di muri e permessi per viaggiare, fanno quotidianamente fatica ad incontrarsi per le strade di Israele e Palestina ed hanno alle spalle vissuti di guerra, ma hanno capito di volere la stessa cosa, la pace, ed hanno iniziato a pensare in quale città potersi rivedere per continuare insieme il cammino. Questi giovani israeliani e palestinesi hanno imparato a volare alto e a guardare al futuro esprimendo anche i desideri che li accomunano ad ogni altro ragazzo della stessa età. Jack è un disegnatore e suona il liuto per trasmettere i suoi sentimenti e l’amore per la sua terra attraverso la musica; Lina sta imparando l’italiano e vuole diventare una brava ballerina; Merav sta studiando per aiutare i bambini in difficoltà; Shimrit ama cantare ed in questi giorni ha visto per la prima volta nevicare; Tamara ogni tanto si diletta in cucina; Shade lavora nella stamperia del padre; Jousseff tifa Juventus e fa il falegname; Maurice è goloso di pizza; Idan ascolta musica rock americana e divora il cioccolato; Ilya, di origine russa, sta cercando di capire cosa fare della propria vita…

Durante l’ultima mattina all’Arsenale tutti loro hanno chiesto alle autorità di Torino e Piemonte ed ai rappresentanti delle diverse confessioni religiose (cristiani, ebrei e musulmani) di farsi portavoce perché il loro più grande sogno possa diventare presto realtà. “Abbiamo raccolto la loro proposta a costruire un Arsenale proprio sul confine per poter ospitare bambini disabili israeliani e palestinesi – conclude Olivero – A questo punto la goccia deve allargarsi e speriamo che molti altri giovani si facciano contagiare da sentimenti di pace”.

“All’inizio non capivo il senso della proposta che ci avete fatto, mi chiedevo perché invece di parlare di pace seduti intorno a un tavolo stavamo insieme a cantare, costruire un mosaico, preparare pacchi di alimenti da spedire... Poi ho capito: grazie a queste attività fatte insieme, non siamo più dei partecipanti a un qualche convegno sulla pace provenienti da paesi diversi, ma siamo persone, siamo amici che cercano di costruire la pace insieme. Credo che tutti portino in sé il desiderio di aiutare gli altri, ma spesso nella nostra vita lo dimentichiamo, viviamo senza pensarci. Per iniziare a fare il bene, tutti abbiamo bisogno di una piccola spinta iniziale, di qualcuno che faccia riemergere da noi questo desiderio. Qui abbiamo trovato chi ci ha dato questa spinta. Ora dobbiamo portarla a casa. Allora voglio lasciarvi una domanda: c’è qualcuno che ha cinque minuti per aiutare questo mondo?”
Jack- Betlemme

“Qui in Italia è facile per le persone di diverse nazioni o religioni incontrarsi, invece nel nostro paese se voglio incontrare gli arabi devo oltrepassare un muro e pagare dei soldi. Mi piacerebbe avere la possibilità di vivere senza muri e poter continuare le relazioni che abbiamo intessuto qui. Il mio sogno più personale è laurearmi e poi iniziare a lavorare con i bambini in difficoltà”.
Merav – Bat-Yam

“Il mio sogno è la pace e penso che questo sia il sogno di tutti, ma quello che intendo con la parola pace è aiuto, perché se ognuno aiutasse gli altri, se le persone ricche dessero un po’ dei loro soldi a chi è povero, potremmo costruire un posto come il Sermig, non ci saranno più poveri e il mondo sarebbe molto migliore. Spero che ogni persona ricca inizi a pensare a chi muore di fame. Sarebbe una gran cosa. Per favore, non pensate più solo a voi stessi ma prendetevi un momento per pensare anche a chi muore di fame mentre voi vi preoccupate di cosa mangiare. Il mio secondo sogno è poter avere una macchina sportiva”.
Maurice – Beit Hanina

“Mi piacerebbe che le organizzazioni che in Israele lavorano per la pace potessero mettersi in contatto con il Sermig, e vorrei coinvolgere i loro membri e portarli al Sermig, perché vedano come qui si unisce il lavoro per la pace con l’aiuto concreto alle persone in difficoltà, con la carità, al fine di creare un Arsenale di Pace anche nella nostra terra”.
Idan - Kiriat Bialik

“Quando tornerò a casa racconterò alla mia famiglia e ai miei amici l’esperienza che ho vissuto al Sermig, dove ho potuto incontrare giovani di tutto il mondo e ho contribuito attraverso molte attività ad aiutare le persone in difficoltà; voglio anche aiutare gli altri secondo le loro necessità. Dopo una settimana di servizio al Sermig voglio smettere di sprecare le cose e fare molta attenzione in particolare al cibo, perché se usassimo il cibo che buttiamo via potremmo salvare la vita di molti bambini nel mondo”.
Tamara – Gerusalemme

“Sogno che si possano costruire relazioni diverse, tra genitori e figli, relazioni che siano piene di amore, perché credo che la violenza e la pace nascano prima di tutto nelle famiglie. Sogno anche che ci possa essere possibilità di andare a scuola, di ricevere un’educazione per tutte le persone del mondo”.
Shade – Maghar

“Vorremmo vivere in pace, senza più paura, senza conflitti e uccisioni. Vorremo che tutti avessero la possibilità di avere un lavoro e di vedere rispettati i propri diritti, per stabilire così una giustizia sociale”.
Shimrit – Aneviem

“Ho quattro sogni che voglio condividere con voi: diventare una ballerina e avere una scuola di danza mia; laurearmi in “public relations” o relazioni internazionali, in modo da poter servire il mio paese anche nel mio lavoro; abbattere per sempre il muro che circonda i territori palestinesi, in particolare quello di Betlemme, che è un dramma specialmente nel luogo dove Gesù è nato. Infine, desidero che i sogni di tutte le persone del mondo possano realizzarsi, che il 2007 possa essere un anno di amore, gioia, felicità e più importante di tutti di pace”.
Lina – Betlemme

“Penso che la pace si possa raggiungere solo se cambiamo la nostra mentalità e le nostre priorità personali per dare spazio anche a quelle degli altri. Credo che sia fondamentale educare i giovani come me a vivere con questi obiettivi se vogliamo raggiungere in nostro scopo comune. Penso che ci possiamo arricchire molto se impariamo a conoscere le diverse culture, perché l’umanità è fatta per essere unita e condividere un cammino comune seppur nella diversità. Se è vero come ci ha detto Ernesto in questi giorni, che i grandi obiettivi si raggiungono passo passo, penso che il lavoro che abbiamo fatto insieme in questi giorni sia un passo importante per risolvere il nostro piccolo problema locale, e per realizzare il sogno di tutti, non solo il nostro: ottenere la pace in tutto il mondo”.
Ilya – Kiriat Bialik

“Vorremmo, una volta tornati nella nostra terra, elaborare un progetto da presentare ai nostri governi e invitarli a vivere con noi l’esperienza del “pranzo dei popoli”. Vorremmo la pace a partire dai giovani: giovani che lavorano gratuitamente per gli anziani, i senzatetto, i bambini, e tutti coloro che hanno bisogno di aiuto”.
Jousseff – Haifa

 

 

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