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Le attività del Museo Ebraico di Bologna in occasione del Giorno della Memoria 2006

Il Museo Ebraico di Bologna, in occasione della Giornata della Memoria 27 gennaio 2006, domenica 29 gennaio inaugurerà due mostre:
  • La persecuzione degli ebrei in Italia 1938-1945
    Una mostra a stampa della Fondazione CDEC

  • Simone Samuele Spritzman
    Un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz da Kishinev a Parma

La mostra La persecuzione degli ebrei in Italia 1938-1945, è a cura del CDEC, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, unica istituzione in Italia a preservare e documentare la questione della storia ebraica in rapporto sia al Fascismo sia al Nazismo. La mostra rimarrà esposta negli spazi del Museo fino al 26 febbraio 2006. La mostra è una rielaborazione dell’esposizione Dalle leggi antiebraiche alla Shoah. Sette anni di storia italiana 1938–1945, ospitata a Roma, al Vittoriano, dall’ottobre 2004 al gennaio 2005 sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica.

 

La mostra documenta la storia della persecuzione antisemita in Italia, dalla campagna stampa del 1938 fino alla deportazione ad Auschwitz, luogo principale di sterminio degli ebrei italiani. Il percorso si articola fra i vari elementi di una vicenda che in Italia si distingue in due tappe consequenziali anche se parzialmente autonome: prima la legislazione antisemita e le conseguenze sulle sue vittime (autunno 1938 – estate 1943); poi la clandestinità, la fuga, gli arresti, la deportazione e lo sterminio (settembre 1943 – aprile 1945).

Sono illustrate, inoltre, le responsabilità del fascismo e del nazismo, inquadrate nel complesso panorama antiebraico continentale, e la difficile vita degli ebrei durante le persecuzioni. I visitatori si trovano dinanzi a documenti dell’epoca e possono osservare quegli eventi dall’interno, riconoscere il perseguitato che venne strappato alla scuola pubblica, al lavoro, alle amicizie, alla vita, e comprendere come, anche in Italia, abbia potuto avere luogo quella tragedia. L’allestimento comprende carte geografiche, quotidiani e documenti.

La Mostra si sviluppa in 15 sezioni tematiche su 28 pannelli: tre di premessa e contestualizzazione, cinque sul periodo 1938-1943, sei sul periodo 1943-1945, una sull’immediato dopoguerra: Ebrei nell’Italia unita; Antisemitismo e razzismo; Ebrei e Italia fascista; Propaganda antiebraica 1937-1938; Le leggi antiebraiche del 1938-1939; Gli effetti delle leggi; Di fronte alla persecuzione; Le norme antiebraiche del 1940-1943; L’Europa nazista e gli ebrei: persecuzione e sterminio; 1943: occupazione tedesca ed estensione della Shoah in Italia; 1943: la politica antiebraica della Repubblica sociale italiana; Carceri, campi, eccidi; Deportazione dall’Italia e sterminio; Clandestinità, fuga, resistenza, soccorso; Il ritorno alla vita.

Documenti e percorso espositivo, infine, sono riprodotti nel catalogo Skira.

 

La mostra Samuele Simone Spritzman. Un ebreo sopravvissuto ad Auschwitz. Da Kishinev a Parma, è organizzata in collaborazione con la Comunità Ebraica e l’Istituto Storico della Resistenza di Parma e il Museo Ebraico “Fausto Levi” di Soragna. La mostra rimarrà esposta negli spazi del Museo fino al 26 febbraio 2006. Attraverso i cimeli della sua deportazione, conservati grazie alla donazione della moglie Ada al Museo Ebraico “Fausto Levi” di Soragna (Parma), e a numerosi documenti inediti, la mostra intende ricostruire la singolare vicenda di Samuele Simone Spritzman, sopravvissuto all’atroce esperienza dei campi di prigionia e di sterminio, presentando così sia una microstoria personale sia un ulteriore tassello nella storia della Shoah.

Samuele Simone Spritzman nasce nel 1904 a Kishinev in Bessarabia, un’area oggi parte della Moldavia e dell’Ucraina, zona di pogrom frequenti. Quando decide di studiare ingegneria, si trova di fronte all’impossibilità di iscriversi, poiché ai giovani ebrei in quegli anni è imposto il numero chiuso. È per questo che chiede ospitalità a una zia oculista che vive a Parma. Qui giunge nel 1923; frequenta il biennio a Parma ma continua e termina gli studi a Torino. Nel 1937 si trasferisce a Milano per lavorare alla Magneti Marelli. Tuttavia, appena due anni dopo, nell'aprile 1939, viene licenziato per motivi razziali. Trascorre i successivi sei anni, quasi ininterrottamente, passando da un campo a una prigione, ad altro campo: confino a Nepi (Viterbo), carcere a Roma, campo di concentramento a Corropoli (Teramo) e al Castello di Scipione sopra Salsomaggiore (Parma).

In seguito verrà portato agli uffici della Gestapo a Bologna, dove verrà incarcerato, seviziato e, infine, trasportato nel campo di raccolta di Bolzano e da qui, con il convoglio 18, verrà deportato ad Auschwitz. Il suo arrivo è registrato il 24.10.1944. La sua storia non finisce qui. Viene nuovamente trasferito, prima alla prigione militare di Breslau e poi ai campi di annientamento di Gross Rosen e di Landshut-Bayern. In quest'ultimo campo, dove arriva sfinito, incontra un gruppo di prigionieri italiani, la cui sollecitudine lo salverà dalla “soluzione finale”. Il lager, con i suoi prigionieri, viene liberato dai sovietici che avanzano da Est nel maggio 1945. Nell'agosto del 1945, ritornato in Italia, raccoglie la documentazione per ottenere la certificazione di deportato politico e razziale. Rifiuterà sempre, tuttavia, di chiedere risarcimenti alla Germania. Nel 1951 si trasferisce per lavoro a New York e cinque anni dopo, nel 1956, ottiene la cittadinanza statunitense. Nel 1969 sposa Ada Tedeschi, vedova di un suo cugino e nel 1973 rientra in Italia, stabilendosi a Parma. Qui, in seguito a numerose malattie contratte in prigionia o da essa provocate, morirà il 13 giugno 1982.

La mostra, grazie alle collaborazioni di cui gode, espone il lavoro, curato dallo stesso Spritzman nel corso della sua vita, di ricerca - sul percorso seguito fra i campi di sterminio o prigionia - e di raccolta della documentazione sulla sua storia personale (quali la lettera di licenziamento per motivi razziali, lo schiaffo del “risarcimento”, i vari documenti di identità con il cognome alterato per poter tornare in Italia).

La documentazione in mostra verrà infine raccolta in un Quaderno del MEB pubblicato dalla De Luca Editore di Roma.

 
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