Ho perso un amico in un luogo di pace”
di EHUD GOL *

Ho perso un amico mercoledì all’Università Ebraica di Gerusalemme, nel luogo in cui sono nato, l’ospedale dell’ateneo, che accoglie e cura tutti i malati senza distinzioni, anche migliaia di pazienti arabi. Ho perso un amico tra quelle mura e quei giardini tanto familiari, dove ho studiato insieme a mia moglie, dove si è laureata mia figlia e si è iscritto mio figlio.

Il mio amico David Diego Ladowski è stato assassinato nell’Università, in un luogo simbolo di coesistenza, tolleranza e speranza. Tantissimi studenti da tutto il mondo arrivano a Monte Scopus per imparare e migliorarsi. Tra questi, anche migliaia di studenti arabi. L’Università accoglie tutti come un santuario di civiltà. 

“Dio non lo si può trovare nel rumore. Dio si rivela nel silenzio… Nel trambusto del mondo odierno, quel luogo del silenzio è l’università.” Nel giugno scorso Umberto Eco ha detto queste parole al pubblico presente all’Università Ebraica di Gerusalemme che gli ha conferito la laurea ad honorem. Ma la barbarie palestinese non conosce limiti né confini, e procede instancabile nella sua opera di profanazione.

Un giovane, David Diego, di soli 29 anni. Iniziò la sua carriera diplomatica al Ministero degli Esteri di Gerusalemme nel Dipartimento Affari Europei di cui al tempo ero Direttore Generale. Lo incaricai di occuparsi della cooperazione tra i popoli del Mediterraneo, il processo di Barcellona, e capii subito che era un ragazzo di grande talento, percepii le sue ampie potenzialità e le enormi promesse per il futuro. L’11 agosto sarebbe dovuto partire per la sua prima missione; presso l’ambasciata d’Israele a Lima avrebbe ricoperto l’incarico di Secondo Segretario e vice Capo Missione. Invece i suoi progetti e i suoi sogni sono stati frantumati da un atroce attacco terroristico che è stato chiamato “vendetta” dai palestinesi, subito dopo scesi in decine di migliaia nelle strade di Gaza a festeggiarne il “successo”. Cantavano, ballavano e distribuivano dolci e caramelle.

Persino in alcuni circoli europei è stata espressa una certa, sottile soddisfazione. Una bomba alla caffetteria dell’Università di Gerusalemme avrebbe “vendicato” l’operazione anti-terroristica compiuta da Israele a Gaza la scorsa settimana, dicono. Israele ha dovuto fermare Shahada, capo terrorista di Hamas, prima che potesse compiere altri massacri. Ma Israele ha anche espresso profondo dolore per le vittime innocenti rimaste accidentalmente uccise nell’operazione. Al contrario, per il terrorismo palestinese, le vite innocenti sono solo un bersaglio da centrare.

Quei circoli europei che non vengono allo scoperto per condannare a voce forte e chiara il terrorismo palestinese, non fanno altro che incoraggiarlo a continuare. Il terrorismo e il radicalismo islamico sono stati in grado di colpire la società occidentale l’11 settembre negli Usa e questa settimana, per l’ennesima volta, a casa nostra, a Gerusalemme. Domani centrerà il cuore dell’Europa, conseguenza diretta dell’arrendevolezza, dell’omertà, dell’ipocrisia e del cieco odio contro Israele.

Nel frattempo, io ho perso un amico a Gerusalemme.

* Ambasciatore d’Israele

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