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    La «perfida» crociata inglese contro la messa di Ratzinger
Andrea Tornielli, Il Giornale, 5 luglio 2007

[Precisazioni ufficiali del Vaticano]
 

Il Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizzerà il messale tridentino nell’ultima versione approvata prima del Concilio sarà pubblicato sabato prossimo e permetterà a un «gruppo stabile» di fedeli (senza specificarne il numero) di richiedere la celebrazione secondo l’antico rito – mai ufficialmente abolito – direttamente al sacerdote responsabile della comunità parrocchiale. Ma già prima che il testo sia conosciuto nei dettagli arrivano le critiche. Voci contrarie, come riferisce l’Independent, si levano in questi giorni da parte di cattolici del Regno Unito, che temono ripercussioni nel dialogo con la comunità ebraica dal ripristino di una liturgia che definiva «perfidis» i giudei. In realtà Papa Ratzinger liberalizzerà il messale tridentino promulgato da Giovanni XXIII nel 1962, cioè dopo che la famosa preghiera «pro perfidis judaeis» venne abolita e non si ritrovava più nella liturgia del Venerdì Santo. Quell’espressione, dunque, non ci sarà né riecheggerà più nelle chiese cattoliche durante il secondo rito del suggestivo Triduo pasquale.

Il termine «perfidi» nel latino liturgico aveva originariamente il significato di «privo di fede», «miscredente», riferito a coloro che non volevano accettare la fede cristiana. Con l’introduzione dei messalini in lingua volgare, il «perfidi» latino si era trasformato nell’omonimo italiano. Lo stesso era avvenuto nelle altre lingue del mondo. Da una constatazione, il fatto che gli ebrei non credono in Cristo, si era dunque passati, soprattutto con le traduzioni, a una condanna morale. Subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, era stato l’ex rabbino capo di Roma Israel Eugenio Zolli, che convertitosi al cristianesimo aveva assunto il nome di battesimo di Pio XII, a chiedere al Papa di cancellare l’espressione. Pacelli rispose che il significato della parola latina non conteneva un giudizio morale, ma soltanto la constatazione che i giudei rifiutavano la fede cristiana. Ma rendendosi conto del problema, fece fare una pubblica precisazione sull’argomento dalla Sacra Congregazione dei Riti, resa nota il 10 giugno 1948, nella quale si spiegava che i «perfidis judaeis» erano soltanto i giudei «infedeli» e non perfidi. L’espressione sarà abolita in modo definitivo da Giovanni XXIII nel 1959.

Nel messale tridentino che viene ora liberalizzato, dunque, non ci sono riferimenti ad alcuna «perfidia». Rimane invece la preghiera affinché Dio sollevi il «velo che copre i cuori» degli ebrei «ed essi riconoscano Nostro Signore Gesù Cristo»: e il fatto che si preghi perché credano conferma che il significato dell’abolito «perfidi» era proprio quello di «privi di fede».

Ad alimentare qualche iniziale confusione potrebbero contribuire i vecchi messalini per i fedeli. È di ieri la notizia che un gruppo tradizionalista di Verona ha appena pubblicato il testo più vecchio riportando a parte anche tutte le modifiche introdotte fino al 1962. Vi si ritrova dunque anche la liturgia del Venerdì Santo contenente l’antica versione della preghiera per gli ebrei, che però non si potrà utilizzare. I promotori del volume, intitolato « Messale Festivo Tradizionale Latino e Italiano» (Editrice Fede & Cultura), affermano di aver reso disponibili le due versioni «per motivi storici, per far comprendere l’evoluzione del testo». I lefebvriani della Fraternità San Pio X hanno invece stampato un messalino con l’unico testo promulgato da Giovanni XXIII senza le preghiere contestate e abrogate.


6 luglio 2007 Precisazione del Vaticano: il "Motu proprio" non ristabilirà alcuna formula antisemita

La Lettera apostolica di Benedetto XVI in forma di “Motu proprio” pubblicata il 7 luglio sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 non ristabilisce la formula dell’antica preghiera per il popolo ebraico.

Alcuni mezzi di comunicazione hanno affermato erroneamente che il documento del Papa, intitolato “Summorum Pontificum”, sarà antisemita perché ristabilirà la preghiera del Venerdì Santo che diceva: “oremus et pro perfidis Judæis” (“preghiamo per i perfidi Giudei”).

Questa espressione è stata soppressa da Giovanni XXIII con una lettera della S.Congregazione dei Riti del 19 marzo 1959. A partire da allora, la liturgia invitava a pregare “per i Giudei”, eliminando ogni aggettivo.

Con un’altra lettera del 27 novembre 1959 la S. Congregazione dei Riti ha modificato anche le formule del Rituale Romano relative al Battesimo, sopprimendo per i catecumeni provenienti dall’ebraismo la frase: “Horresce Judaicam perfidiam, respue Hebraicam superstitionem” (“Ripudia l’infedeltà giudaica, rifiuta la superstizione ebraica”).

Con la medesima variazione furono soppresse anche le analoghe formule per chi proveniva dall’idolatria, dal islam o da una setta eretica.

Il messale al quale fa riferimento la Lettera apostolica di Benedetto XVI di prossima pubblicazione è stato promulgato con il “Motu proprio” “Rubricarum Instructum” di Giovanni XXIII, il 23 giugno 1962, e quindi non contiene accenti antisemiti.

L’espressione “oremus et pro perfidis Judæis”, tradotta dal latino, significa etimologicamente “preghiamo anche per gli Ebrei che non sono fedeli alla nostra fede”, ma nelle lingue volgari l’aggettivo ha assunto un senso offensivo, che poteva dar luogo a risentimenti antisemiti.

Giovanni XXIII ha anche cambiato il resto della preghiera del Venerdì Santo, che in latino recitava: “Oremus et pro perfidis Judaeis: Ut Deus et Dominus noster auferat velamen de cordibus eorum ut et ipsi agnoscent Jesum Christum Dominum nostrum”, ovvero “Preghiamo anche per i perfidi Giudei perché Dio Nostro Signore alzi il velo che copre il loro cuore affinché possano anche riconoscere Gesù Cristo, nostro Signore”.

Il primo Venerdì Santo dopo la sua elezione a Papa, il 27 marzo 1959, Giovanni XXIII ha soppresso del tutto l’espressione e lo ha fatto sapere alle parrocchie con una circolare del Vicariato di Roma del 21 marzo. Da allora si sarebbe detto: “Preghiamo per i Giudei”.

Lo stesso Giovanni XXIII ha sottolineato l’importanza di questa decisione il Venerdì Santo del 1963. Nella celebrazione, per errore, qualcuno lesse l’antico testo. Il Papa interruppe la liturgia e ordinò che le grandi invocazioni liturgiche ricominciassero dall’inizio seguendo il nuovo testo.

Oggi la grande intercessione per la liturgia della Passione, il Venerdì Santo, in base al messale adottato nel 1969 ed entrato in vigore nel 1970 sotto Paolo VI, recita: “Preghiamo per gli ebrei” perché Dio “li aiuti a progredire sempre nell'amore del suo nome e nella fedeltà alla sua alleanza”.


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Note sulla preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo

   
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