"Quel Nome 
che neppure io voglio pronunciare
per rispettare il desiderio del popolo ebraico"
Giovanni Paolo II

"Via Crucis" Venerdì Santo - 30 marzo 1986


MISTERO DEL NOME DI DIO

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Nell’ebraismo, chiamare qualcuno per nome significa conoscere la realtà del suo essere più profondo, la sua vocazione, la sua missione, il suo destino. È come tenere la sua anima nella propria mano, avere potere su di lui. Per questa ragione, il Nome di Dio, che indica la sua essenza stessa, è considerato impronunciabile dagli ebrei. Solo il Sommo sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme, poteva pronunciarlo nel giorno di Kippur (espiazione), quando faceva la triplice confessione dei peccati per sé, per i sacerdoti e per la comunità. A questo riguardo il Talmud dice: "Quando i sacerdoti e il popolo che stavano nell’atrio, udivano il nome glorioso e venerato pronunciato liberamente dalla bocca del Sommo Sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si prostravano e cadevano sulla loro faccia ed esclamavano: Benedetto il suo Nome glorioso e sovrano per sempre in eterno" (Jomà, VI,2).

Nella Bibbia ebraica il Nome è espresso con quattro consonanti: - JHWH, dette "Tetragramma sacro", citato ben 6.828 volte. Ma la sua esatta vocalizzazione è oggi sconosciuta. E’ bene ricordare che nell’alfabeto ebraico le vocali furono aggiunte in epoca molto tarda (VI-VIII sec. d. C.).

Quando nella Bibbia l’ebreo di allora e di oggi trova quelle famose quattro lettere che cosa legge? La risposta ce la offrono quei rabbini noti come Masoreti ("i tradizionali"), ai quali dobbiamo la vocalizzazione del testo consonantico della Bibbia durante l’alto Medioevo. Essi posero sotto le quattro consonanti JHWH le vocali della parola Adonai, "Signore", che essi pronunciano al posto del tetragramma sacro.

Le vocali sono: e - o - a, e servivano a ricordare al lettore che, giunto a , doveva dire Adonai. Nel tardo Medioevo i cristiani non essendo più a conoscenza di questo meccanismo di sostituzione lessero le quattro lettere JHWH con le vocali e - o - a, creando così quello sgorbio che è Jehowah o Geova che è durato fino ai nostri giorni" (Mons. Gianfranco Ravasi "Jesus"6/1990).

Ancor più diffuso tutt’oggi tra i cristiani è purtroppo l’uso di "Jahwè" che non solo è offensivo per gli ebrei, ma è anche del tutto arbitrario, visto che non se ne conosce la pronuncia.

I
l Catechismo degli Adulti della Conferenza Episcopale Italiana: "La Verità vi farà liberi" così si esprime circa il Nome di Dio: "La tradizione ebraica considera questo nome impronunciabile e suggerisce di dire in suo luogo "Adonai", cioè "Signore" o di pronunciare un altro titolo divino. Per rispetto ai nostri fratelli ebrei questo catechismo invita a fare altrettanto e in ogni caso riduce all’indispensabile l’uso del tetragramma sacro" (48,6).

Se questo invito della CEI venisse accolto nelle nostre comunità cristiane, anche certi canti che ripetono all’infinito il Nome di Dio, verrebbero rivisti e corretti. Purtroppo, però, il tetragramma sacro viene ancora troppo spesso vocalizzato da certi sacerdoti, catechisti e da una parte della stampa religiosa.

v.s.

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N.B.: Ci scusiamo se, anche noi, per spiegare il nostro scritto, siamo stati costretti a vocalizzare il tetragramma sacro.

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