Nel solco di un culto antico |Tu bi-Shevat|   Segni e Simboli |L'incenso| |La danza  

 

 

 

   Nel culto d'Israele

   Nel Cristianesimo

   In Gerusalemme

   Liturgia celeste

   L'incensazione




 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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...Da Culmine e Fonte, n.2/2000 [*]
Segni e Simboli


a cura di Vittoria Scanu

«Come incenso salga a Te la mia preghiera» (Sal 140,2)

  L'incenso è una gommoresina odorosa che, bruciando, profuma l'aria, la purifica, la rende gradevole all'olfatto e, nei sacri riti, predispone lo spirito all'incontro con Dio.

  Questa resina preziosa è prodotta da un arbusto che cresce spontaneamente in Asia e in Africa. L'incenso sgorga sotto forma di gocce dalle incisioni che vengono praticate sulle piante che lo producono, e solidifica al contatto con l'aria. La prima secrezione della pianta non ha alcun valore e viene gettata via, la seconda è ritenuta mediocre e, soltanto la terza dà il prezioso incenso, conosciuto fin dall'antichità da popoli di lingue e culture diverse.

  Usato in molte e differenti occasioni, l'incenso è legato ad una ricca simbologia profana e religiosa.

  Alcuni popoli orientali che praticavano il culto dei morti, credevano che il fumo dell'incenso, salendo verso il cielo, guidasse le anime dei defunti nell'al di là.

  Presso i pagani, l'incenso veniva bruciato davanti alle immagini degli dei e davanti all'imperatore ad essi equiparato.

  Nei primi secoli del cristianesimo, numerosi cristiani furono martirizzati per essersi rifiutati di compiere questo gesto idolàtrico. In seguito, per distinguere il culto cristiano da quello pagano, fu soppresso l'uso dell'incenso dalla liturgia e venne ripristinato soltanto dopo l'editto di Costantino e la fine del paganesimo.

Nel Culto d'Israele

  Diamo ora un rapido sguardo alla presenza dell'incenso nella liturgia dell'Antico Testamento, iniziando dalla narrazione biblica in cui Mosè ricevette dal Signore l’ordine di costruire un altare speciale riservato all’incenso e legato al culto divino. 

“Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia (...). Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro (...). Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al coperchio che è sopra la testimonianza, dove io ti darò convegno. Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina quando riordinerà le lampade e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore per le vostre generazioni (...). È cosa santissima per il Signore” (Es 30,1-10). 

L’incenso, veniva posto anche sopra le oblazioni bruciate sull’altare come memoriale: “profumo soave per il Signore” (Cfr Lv 2).

   Più tardi, nel Tempio di Gerusalemme, nella ricorrenza annuale della grande Espiazione ( in ebraico: Yom Kippur), il sommo sacerdote, oltrepassava il velo del Tempio ed entrava con l’incensiere nel Santo dei Santi, per bruciarvi “due manciate di incenso odoroso polverizzato”, allora, una nube densa e profumata, avvolgeva ogni parte del luogo santissimo in cui era custodita l’Arca dell’Alleanza (Cfr Lv16,12-13).  

   La resina profumata dell’incenso, era fra i balsami pregiati che componevano l’olio dell’unzione sacra, usato per la consacrazione del santuario, del Sommo Sacerdote Aronne e dei suoi figli (Cfr Es 30,22ss).  In Israele, si incensavano le persone, gli oggetti, e i luoghi riservati al culto del Dio Unico. Tutti coloro che partecipavano al culto divino, erano invitati ad effondere un soave profumo spirituale: “Ascoltate, figli santi...Come incenso spandete un buon profumo” (Sir 39,13-14).

 

Nel Cristianesimo

  All'inizio del Vangelo di Luca, troviamo una figura straordinaria: il Sacerdote Zaccaria. Egli sta tra l’Antico e il Nuovo Testamento ed ha un ruolo molto importante nella storia della salvezza. Questo sacerdote dell’Antica Alleanza, ha ricevuto un annuncio speciale da parte di Dio mentre “officiava davanti al Signore nel turno della sua classe”. 

  Zaccaria si trovava nel Santo (l’ambiente del Tempio di Gerusalemme che precedeva il Santo dei Santi) per “fare l’offerta dell’incenso. Tutta l’assemblea del popolo pregava fuori nell’ora dell’incenso. Allora gli apparve un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso” (Lc 1,9-11). 

  Era l’angelo Gabriele che recava al vecchio sacerdote l’annuncio della nascita di Giovanni Battista. Il luogo, l’ora e il compito sacerdotale che Zaccaria si apprestava a svolgere, situano l’annuncio della nascita del Battista in un clima sacro di  preghiera e di offerta spirituale. 

  L’incenso, legato al culto degli Israeliti, sarà più tardi presente, con la sua ricca valenza simbolica, anche nella liturgia cristiana, soprattutto nella Chiesa di oriente.

   Nel Vangelo di Matteo, viene descritto l’omaggio fatto a Gesù da alcuni personaggi misteriosi: i Magi. Costoro, giungendo dalle lontane terre di oriente per incontrare il “re dei Giudei”, gli offrono in dono, con l’oro e la mirra, anche l’odoroso incenso, custodito in scrigni preziosi ( Cfr Mt 2,11). 

 

In Gerusalemme

   Nel IV secolo dell’Era cristiana, la famosa pellegrina Egeria, così descriveva una liturgia svoltasi nel Santo Sepolcro di Gerusalemme: “Quando si sono cantati questi tre salmi e fatte queste tre orazioni, ecco che vengono portati dei turiboli all’interno della grotta dell’Anastasi, perché tutta la basilica dell’Anastasi si riempia di profumi”.[1]  

  La solenne incensazione della grotta sacra in cui Cristo è risorto, precedeva la lettura, da parte del vescovo, del Vangelo della risurrezione. L’uso dell’incenso nel Santo Sepolcro, ripropone l’immagine delle donne che portarono oli aromatici per imbalsamare il corpo del Signore e trovarono invece l’angelo che ne annunciava la gloriosa risurrezione (Cfr Mc 1,6).

   Secondo San Paolo, tutti i cristiani, con la loro testimonianza di fede, spandono nel mondo il profumo di Cristo che si è offerto al Padre “in sacrificio di soave odore”(Cfr 2Cor 2,14-16; Ef 5,2).

 

Liturgia celeste

   Nella Gerusalemme celeste, Giovanni vide rappresentato in modo straordinario il rituale a lui noto del Tempio di Gerusalemme, con l’offerta odorosa e incruenta dell’incenso, simbolo della preghiera adorante di tutti i redenti. 

  “Poi venne un altro angelo e si fermò all’altare, reggendo un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con le preghiere di tutti i santi bruciandoli sull’altare d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme con le preghiere dei santi” (Ap 8,3-4).

 

L'incensazione

     “L’uso dell’incenso è facoltativo in qualsiasi forma di Messa. Si può usare l’incenso:

a)   durante la processione d’ingresso;
b)  all’inizio della Messa, per incensare l’altare;
c)   alla processione e alla proclamazione del Vangelo;
d)  all’offertorio, per incensare le offerte, l’altare, il sacerdote e il popolo;
e)   all’ostensione dell’ostia e del calice dopo la consacrazione.” (PNMR 235).  

    L’incensazione delle persone va intesa sempre in riferimento alla loro condizione di battezzati: figli di Dio e tempio dello Spirito Santo. Lo stesso dicasi dei defunti, i cui corpi sono stati santificati in vita dai sacramenti e attendono la risurrezione finale.   

   Incensare muovendo il turibolo in forma di croce, rievoca la morte in croce del Signore; mentre l’incensazione circolare, significa che i doni e le offerte sono stati circoscritti, riservati cioè al culto divino.

   Pur essendo facoltativo, l’uso dell’incenso dona solennità alle celebrazioni liturgiche e crea un clima di sacra riverenza.  

 

[1] Cfr. Egeria, Diario di Viaggio, 24,10 - Ed. Paoline

[*] Sussidio di Formazione e Spiritualità Liturgica - Diocesi di Roma
      00184 Roma - P.za S. Giovanni in Laterano, 6

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