Onorevole Presidente,
            Onorevoli Rabbini,
            Onorevoli Capi della Comunità e rappresentanti del Vaticano,
            a pochi giorni dalla festa di Shavuot nella quale fu data la Torà ad
            Israele, ricordiamo che la sera del Seder quando abbiamo cantato “Dayenu” (ci sarebbe bastato) abbiamo detto:
            
            
              “se ci avesse avvicinato al Monte Sinai ma non ci avesse dato la
              Torà, ci sarebbe bastato”
            
            
            Ci si pone allora la domanda: che valore avrebbe avuto lo stare ai
            piedi del Monte Sinai senza meritare di ricevere la Torà; cioè, come possiamo dire questo:
            “Dayenu” (ci sarebbe bastato)?
            Il fatto è che lo stare ai piedi del Monte Sinai fu un momento di
            unità raro e speciale. Eravamo uniti “Israele si accampò” - al singolare - come un solo uomo con un solo cuore.
            Questa unità valeva perfino di più del dono della Torà. Se il Signore ci avesse fatto avvicinare al Monte Sinai con
            una tale unione ci sarebbe bastato, anche se non ci avesse dato la Torà.
            Per mostrare questa unione, malgrado gli impegni come Rabbini Capo a
            pochi giorni dal dono della Torà, siamo venuti per solidarizzare con l’antica ed importante Comunità di Roma.
            Siamo venuti per gioire con voi per il centenario della Sinagoga che è tra le più belle del mondo.
            Questa Sinagoga ha una lunga storia che la ha trasformata in un simbolo
            speciale. Roma, che è stata nella storia tanto nemica di Gerusalemme, ha costruito una così magnifica Sinagoga, le
            cui mura hanno conosciuto tanti Salmi e preghiere, tante lacrime sparse nei momenti difficili per il nostro popolo.
            (Imperatore) Tito! Tu hai distrutto l’edificio del nostro Santuario
            ed ecco, nella tua città, si innalza da cento anni un piccolo Santuario! La continuità del nostro futuro.
            Ho la certezza che le anime sante che non sono più con noi ed in
            particolare quelle di coloro che hanno fondato questo Tempio, sono fiere della loro opera e godono di grande
            appagamento nel vedere la forza della sua spiritualità e dei suoi valori. Esse ci dicono: siamo fieri di voi!
            Il Bet ha Keneset, (la Sinagoga), è la fucina e la fortezza
            dell’animo dell’ebreo. È il luogo del risveglio spirituale, è il luogo che influisce sui nostri valori educativi
            e spirituali. Non a caso coloro che odiano Israel si sono accaniti proprio contro le Sinagoghe nel mondo.
            (Nella Torà, il profeta dei gentili) Bilam, indicando le
            Sinagoghe, ha detto “quanto son belle le tue tende Giacobbe!”
            Commenta il Talmud (Sanedrin 105B): “dalla benedizione
            di un tale uomo cattivo puoi capire cosa aveva nel cuore: desiderava in realtà che non avessero Sinagoghe!”
            La Shoà - è iniziata la notte in cui centinaia di Sinagoghe
            sono state date alle fiamme.
            Stalin distrusse e spianò innanzitutto le Sinagoghe.
            Il talmud (Berachot 8) dice: “Il Bet ha Keneset allunga
            la vita dell’uomo!” Per questo non è opportuno entrarvi armati, le armi sono il simbolo dell’accorciamento
            della vita.
            Il Bet ha Keneset educa al rapporto positivo del popolo ebraico
            con ogni uomo creato ad immagine del Signore; e non accada, come abbiamo visto in Turchia che i nostri nemici
            considerino la Sinagoga un luogo in cui è permesso uccidere, un obbiettivo per il terrore perfino nel momento della
            preghiera o della gioia per una maggiorità religiosa.
            
            Noi siamo un popolo che anela alla pace! E questa è l’occasione per
            ringraziare, il Presidente della Repubblica, per il suo rapporto di calorosa amicizia con lo Stato d’Israele che
            combatte con coraggio, giorno dopo giorno, il terrorismo che dilaga nel mondo.
            
            Questo Bet Ha Keneset ha un merito del tutto particolare: in
            esso ha esercitato il suo magistero Rav Toaff , uomo di elevatissima statura, che lo ha reso un luogo di
            riavvicinamento dei cuori, non solo tra di noi, bensì anche tra religioni diverse.
            
            Quando abbiamo reso visita al Papa egli ricordò che nella sua storica
            visita fu il primo ad attraversare il confine vaticano per entrare in una Sinagoga. Questo attraversamento ha
            richiesto secoli ma è divenuto il simbolo della condanna dell’antisemitismo ed ha posto l’accento sul principio
            che “ogni uomo viva la propria fede”, che si debba rispettare ogni uomo per l’immagine divina che porta
            tra di noi.
            Benedico la Comunità per il traguardo storico di 100 anni di vita di
            questa Sinagoga; ed auguro a tutti noi di avere il merito di rincontrarci in Erez Israel, se lo vorrà il
            Signore, nella ricostruzione del nostro Santuario presto ad ai nostri giorni. Amen!