Volontà del Papa di visitare Israele

Benedetto XVI vorrebbe visitare Israele in risposta ad un invito del Primo Ministro del Paese, Ariel Sharon. “Ho già una lunga lista di Paesi stranieri da visitare, ma Israele ha una priorità”

 Ariel Sharon invita il Papa e visitare Israele
 prima visita a Gerusalemme, nel 1994
 Ambasciatore Ben Hur: Porrà fine alle divisioni tra Germania e popolo ebraico

Benedetto XVI accoglie l'invito di Sharon                                        torna su

Ariel Sharon ha invitato Benedetto XVI a visitare Israele. Lo ha fatto inviando una lettera consegnata oggi al pontefice dal ministro delle comunicazioni di Gerusalemme Dalia Itzik. La notizia, confermata dall'ambasciata israeliana presso la Santa Sede, è stata diffusa dalla radio pubblica d'Israele, Kol Israel, che ha intervistato la stessa Itzik, ricevuta questa mattina da Benedetto XVI in Vaticano. "Ho consegnato al papa una lettera del primo ministro, che lo invita a recarsi in visita in Israele - ha detto il ministro - e mi ha risposto che Israele figura sulla lista delle sue visite prioritarie". "Il papa è molto caloroso nei confronti di Israele - ha aggiunto - e dà la sensazione di assumere la continuità con il suo predecessore, che era un amico sincero di Israele e del popolo ebraico".

Il ministro delle Comunicazioni Itzik è stato il primo membro del governo israeliano a incontrare il pontefice. In occasione della visita, ha regalato al Papa un francobollo commemorativo raffigurante Giovanni Paolo II di fronte al muro del Pianto. Il bollo riporta la frase che il predecessore di Benedetto XVI pronunciò in Terra Santa: "Possa la pace essere il regalo di Dio nella terra che lui scelse come sua".

La precedente visita a Gerusalemme nel 1994                                  torna su

Il viaggio che Benedetto XVI potrebbe compiere in Israele costituirebbe un gesto concreto nel dialogo fra Vaticano e Israele ma anche fra cristiani ed ebrei. Fin dall'inizio del suo pontificato, Joseph Ratzinger ha sempre mostrato una particoalre attenzione verso i "fratelli maggiori". Nella sua prima omelia da pontefice, il 24 aprile, Benedetto XVI rivolse un messaggio "ricco di affetto" al popolo ebraico "cui siamo legati - aveva detto - da un grande patrimonio spirituale comune". Il 9 giugno, Papa Ratzinger ha ricevuto in Vaticano un folto gruppo di notabili in rappresentanza delle maggiori organizzazioni ebraiche del mondo. La delegazione era guidata dal rabbino Israel Singer, attuale presidente dell'International Jewish Committee on Interreligious Consultations di New York e vice presidente del World Jewish Congress. Nell'occasione, il Papa aveva ribadito la volontà di proseguire nel dialogo intrapreso dal suo "amato predecessore" Giovanni Paolo II.

Stretto collaboratore di Papa Wojtyla, l'allora cardinale Ratzinger ha partecipato al dialogo ebraico-cristiano, ha condannato con forza l'antisemitismo e ha fatto appello al dialogo con la comunità ebraica dicendo che le discussioni devono iniziare con una preghiera per una "grande stima e amore verso questo popolo, gli israeliti". In più di una occasione, ha anche affermato che i cattolici devono riconoscere il "dono che essi (gli ebrei) ci hanno fatto", cioè Gesù.

Ma i rapporti con gli ebrei non sono stati tuttavia senza ombre. Nel 2000, il cardinale Jospeh Ratzinger venne criticato per un documento intitolato "Declaration Dominus Iesus", (*) in cui affermava che le religioni al di fuori del cattolicesimo "oggettivamente si trovano in una situazione gravemente deficitaria se paragonata a quella di coloro che nella Chiesa hanno la pienezza dei mezzi salvifici". Il cardinale Ratzinger si è recato a Gerusalemme nel 1994, poco dopo il riconoscimento di Israele da parte della Santa Sede. Là tenne un discorso importante in cui espresse "il personale sostegno alle relazioni Israele-Vaticano e a favore dell'avanzamento dei rapporti fra ebrei e cristiani".
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(*)
Il nostro sito pubblica un documento che, insieme agli altri due rispettivamente del Card. Cassidy e di Gianfranco Bottoni, già fin dal 2000 ci introducono in una riflessione e consapevolezza più profonde, attraverso una 'interpretazione autentica' della Dichiarazione Dominus Iesus, che dovrebbe aiutare a fugare i malintesi

Ben Hur: porrà fine divisioni storiche Germania e popolo ebraico     torna su

"Il viaggio di Benedetto XVI in Israele avrà un impatto su tutti i livelli, soprattutto dal punto di vista psicologico sul popolo ebraico, ma rappresenterà anche una spinta in avanti nei delicati rapporti fra Santa Sede e lo Stato di Israele". L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Oded Ben Hur, è soddisfatto per la risposta positiva di Papa Ratzinger all'invito di Sharon a visitare la Terra Santa. Il viaggio di un Papa tedesco in Israele, il primo, potrebbe segnare "la fine delle divisioni storiche che si sono create tra la Germania e il popolo ebraico - ha sottolineato Ben Hur - e sono sicuro che verrà accolto con grande rispetto e entusiasmo".

"Benedetto XVI ha risposto all'invito con grande gioia - ha detto l'ambasciatore - si tratta di un passo molto importante al dialogo e al rapporto con gli ebrei". "Il dialogo interreligioso va avanti - ha proseguito Ben Hur - ma una possibile visita di Papa Ratzinger in Israele costituirà sicuramente una spinta ulteriore all'accelerazione dei rapporti bilaterali Vaticano-Israele. Inoltre, un viaggio di Benedetto XVI rappresenterebbe un impulso ai pellegrinaggi in Terra Santa", ha spiegato Ben Hur.

L'augurio che "il Papa accetti l'invito" arriva anche dal rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni. "Mi fa piacere che ci sia stato un invito in tal senso - ha detto ad Apcom - è spero che Benedetto VI accetti, perché sarebbe un segnale importante e un gesto concreto della volontà di Papa Ratzinger a proseguire sulla scia del suo predecessore Giovanni Paolo II".

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