rotolo.jpg (4733 byte) Le Scritture
e l’epoca di Gesù -
6.4

Luca 16 - Gesù e i tre annunci della sua passione 

Questa volta tratteremo un tema che presenta un suo particolare interesse nel quadro del nostro progetto di illustrare il rapporto tra il Gesù del Nuovo Testamento e le Scritture ebraiche. L’evangelista Luca, al pari degli altri due evangelisti, Marco e Matteo, con i quali ha in comune il disegno narrativo di fondo del vangelo, riferisce di tre annunci profetici che Gesù avrebbe fatto attorno alla sua passione, morte e resurrezione. Il primo si trova in Lc 9,22: «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno»; esso viene dopo la confessione di Pietro sull’identità del Cristo e sull’ordine dato da Gesù stesso di non propalare tale verità (9,20-21). Il secondo annuncio è in Lc 9,44: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato in mano degli uomini», cioè dopo l’episodio della trasfigurazione (vv. 28-36), nel quale il Cristo viene rivelato nella sua più profonda identità ai tre discepoli più stretti, e prima del grande viaggio che Gesù intraprende con i dodici apostoli verso Gerusalemme e che solo Luca racconta in questa forma. Il terzo annuncio, infine, si ha in Lc 18,31-33: «Poi prese con sé i Dodici e disse loro: “Ecco, noi andiamo a Gerusalemme, e tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo si compirà. Sarà consegnato ai pagani, schernito, oltraggiato, coperto di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terso giorno risusciterà”». Quest’ultimo annuncio Gesù lo fa al termine del lungo viaggio verso la città santa, dopo aver fatto della strada percorsa l’itinerario della formazione dottrinale degli apostoli, e prima dell’ormai prossimo racconto della sua reale passione.

  1. Nostro compito sarà come al solito di leggere attentamente i tre brani, confrontandoli con gli altri due sinottici, e rilevando il senso proprio di parole e immagini che vengono riportate dai testi.

    Innanzi tutto, tutt’e tre gli evangelisti affermano che Gesù s’identifica con quella figura misteriosa molto diffusa al suo tempo nelle aspettative messianiche o comunque escatologiche, riguardanti cioè gli eventi dell’era finale della storia, quella del Figlio dell’uomo. Come si è detto spesso negli articoli precedenti, non si possono capire i vangeli né il resto del NT se non li si situa nell’immaginario collettivo giudaico del tempo, fatto di Scritture e della loro interpretazione, in particolare nel nostro caso di Dan 7,13-14, per quanto riguarda i testi canonici, e di testi non canonici ma importanti in quell’epoca, come il cosiddetto libro di Enoc etiopico, dove l’antico patriarca viene apostrofato dall’angelo con il titolo di Figlio dell’uomo. Gli evangelisti mostrano quindi di condividere l’assioma comune alla cristianità primitiva di vedere in Gesù di Nazaret il Figlio dell’uomo di cui tanto si discettava tra gli ebrei.

  2. Vi è un’altra cosa che colpisce nel confronto tra Luca e gli altri due evangelisti. Tutt’e tre riferiscono che coloro che causeranno la morte di Gesù saranno in modo crescente ed estensivo prima le autorità giudaiche, poi gli uomini, che sembrano stare a metà di una designazione precisa, infine i pagani, cioè tutto il resto dell’umanità. Per quanto riguarda Luca in particolare, nel terzo annuncio, mentre Matteo e Marco sottolineano che saranno le autorità giudaiche a consegnare a Gesù ai pagani, egli, pur presupponendolo, tuttavia non le nomina, perché evidentemente gl’interessa citare soprattutto il soggetto nuovo che causerà la passione e la morte di Gesù. È da notare una verità importante e capitale che i vangeli, in particolare Luca, ci comunicano. Essi non affermano banalmente che Gesù è stato ucciso dagli ebrei, come in passato è stato tragicamente ed erroneamente affermato, bensì che alla morte del Cristo hanno concorso tutti, cioè l’umanità intera. Come va intesa allora la morte del Cristo?

  3. La risposta ci viene proprio da Luca, il quale nel terzo annuncio afferma esplicitamente che Gesù annuncia il suo prossimo destino come realizzazione delle Scritture, un tema caro e fondamentale per tutt’e tre gli evangelisti (vedi l’episodio della trasfigurazione e l’apparizione di Mosè e di Elia), ma in modo tutto peculiare per Luca (leggi la parabola del ricco epulone in 16,19-31 e l’episodio dei discepoli di Emmaus in 24,13-35). Luca esprime e descrive con chiarezza dottrinale ormai che la verità sul mistero della persona di Gesù si ricava dalle Scritture. Solo alla luce di esse, interpretate dalla fede e non in modo letterale, è possibile capire che cosa è successo duemila anni fa. La morte di Gesù di Nazaret non è stata la fine ingloriosa e senza senso di un povero ebreo come tanti prima di lui e tanti altri dopo di lui, ma l’emblema della morte provocata dal male degli uomini e sconfitta dall’amore di Dio per gli stessi uomini.

(indice) (continua)


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