rotolo.jpg (4733 byte) Le Scritture
e l’epoca di Gesù - 4.3

Matteo e l’Antico Testamento - 4. Matteo 17 
Significato della persona di Gesù: La trasfigurazione

L'epoca sullo sfondo della quale si staglia la figura di Gesù insieme al senso della sua apparizione, si manifesta anche nella pericope che segue quella della confessione di Pietro, alla quale abbiamo dedicato attenzione. Si tratta dell'episodio della Trasfigurazione di Gesù (Mt.17,1.13)

Se si legge il racconto semplicemente come un miracolo, cioè così come leggeremmo un'informazione giornalistica, isolata dal contesto, non renderemmo conto del suo più autentico significato e quindi non capiremmo che cosa il testo voglia comunicare.

17, 1 -"Sei giorni dopo Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E apparve trasfigurato davanti a loro: la sua faccia diventò splendida come il sole e le vesti candide come la luce. 3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia in atto di conversare con lui. 4 Allora Pietro prese la parola e disse: «Signore, è bello per noi stare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e un' altra per Elia». 5 Mentre egli stava ancora parlando, una nube splendente li avvolse. E dalla nube si udì una voce che diceva: «Questi è il mio Figlio diletto nel quale ho posto la mia compiacenza: ascoltatelo». 6 All' udir ciò, i discepoli caddero faccia a terra, presi da grande spavento. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi; non temete!». 8 Essi, alzati gli occhi, non videro nessun altro all’infuori di Gesù. 9 Ora, mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non fate parola con nessuno della visione, finche il Figlio dell' uomo non sarà risorto da morte». 10 Allora i suoi discepoli lo interrogarono dicendo: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». 11 Egli rispose: «Elia, sì, deve venire e restaurerà ogni cosa. 12 Ma io vi dico che Elia è già venuto e non I' hanno riconosciuto; anzi l’hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell' uomo dovrà soffrire per opera loro». 13 Allora i discepoli capirono che egli intendeva parlare di Giovanni il Battista".

Le parole che Matteo usa all'inizio del brano "sei giorni dopo", vogliono stabilire un legame con quanto precede, cioè con la confessione di Pietro, con l' annuncio della passione del Signore e con le condizioni per la sequela di Cristo (c. 16). Chi è questo Gesù che predice la sua passione, la sua resurrezione (16,21) e la sua venuta nella gloria (16,27 -28)? Una risposta chiave si ha nel c. 17, in termini che non si possono comprendere se non si conosce l' Antico Testamento né il modo con cui il giudaismo complesso dell'epoca di Gesù lo leggeva e interpretava.

Gesù sale con i tre discepoli più importanti, Pietro, Giacomo e Giovanni, su di un alto monte. La salita su un'alta sommità è in genere nell'A.T. sinonimo di cammino verso il luogo della rivelazione divina, come testimoniano la rivelazione della Legge a Mosè sul Sinai (Es 19,3), quella del mandato di Elia sull'Oreb (IRe 19,8-18) e quella del nuovo tempio al profeta Ezechiele (Ez 40,2). Questo modo di pensare era diffuso all'epoca di Gesù e molte opere circolanti tra i vari movimenti giudaici, come ad esempio il Libro di Enoc, riportavano queste concezioni per parlare degli avvenimenti ultimi che si sarebbero presto verificati: il giorno della venuta del Signore sarebbe stato preceduto dal ritorno di quell'Elia che al tempo della sua vita terrena era stato rapito in cielo (2Re 2,11 e Mal 3,23); il Figlio dell'Uomo avrebbe fatto la sua comparsa per assumere il nuovo regno (Dan 7,13-14) e così via.

Nel caso di Gesù la rivelazione è quella della sua persona: la trasfigurazione è lo svelamento del suo essere più profondo. Lo splendore del suo volto e delle sue vesti è l'irradiazione della sua trascendenza e la conferma e la realizzazione delle Scritture, rappresentate da Mosè (la Legge) (cf. Es 34,29ss: lo splendore del volto di Mosè) ed Elia ( i Profeti). Pietro, Giacomo e Giovanni sono ricettori di questa grande visione che li fa simili a quelle grandi figure del passato che gli ebrei del loro tempo facevano destinatari di altrettante rivelazioni celesti: Enoch. Abramo, i 12 Patriarchi, Mosè. Questo vuoI dire pure che la comunità ecclesiale a cui Matteo si rivolge, venerava ormai le figure dei tre apostoli. In quel momento, comunque, Pietro non comprende .quel che avviene, se non il fatto di sentirsi inondato di gioia escatologica, per cui vuole fermare e stabilizzare quanto egli vede: "facciamo tre tende" (v.4). Ma una "nube luminosa" (cfr. ancora il parallelo esodico di Es 13,22), che indica l'ambiente divino e Dio stesso, avvolge tutto lo scenario, per far risuonare le parole di rivelazione: «Questo è il mio figlio prediletto...ascoltatelo» (cf. Is 42,1; Deut 18,15-19 e Sal 2,7). Il timore e l' adorazione dei tre discepoli è la tipica reazione di chi si trova dinanzi a Dio ( cf. Ez 1,28). La stessa parola con cui Gesù li tranquillizza, "non temete", è caratteristica del rassicuramento che Dio dà ai suoi inviati. Ma ora i tre apostoli vedono solo la persona terrena di Gesù e soltanto lui: la visione è svanita e la capiranno adeguatamente dopo la risurrezione di Gesù, quando appunto saranno abilitati ad annunziare il grande evento pasquale alle genti, come lascia presupporre il divieto del Signore di parlare al momento di quanto i tre avevano appena veduto. Il dialogo che segue tra essi e Gesù è sintomatico della prassi che si sarebbe presto instaurata quando si voleva capire chi egli fosse: confrontare le Scritture con l' evento Gesù per capire sia le une che l'altro oppure per capire l'uno per mezzo delle altre. L'Elia di cui parlano i discepoli, riferendosi alla profezia di Malachia (M t 17,10 e Mal 3,23) e che essi pensavano sarebbe arrivato in persona, in realtà era l'adombramento della venuta di Giovanni Battista come precursore (v.13) e anticipatore della stessa sorte che avrebbero riservato al Figlio dell'Uomo.

Come si può rilevare anche questa volta, Mt 17 è il rinnovato tentativo della comunità ecclesiale matteana di dare una risposta alla domanda: chi è Gesù? A coloro che s'interrogavano su eventi complessi e difficili accaduti nel mondo ebraico, si poteva rispondere adeguatamente usando lo strumento necessario delle Scritture ebraiche, che sole potevano guidare il senso dello sbocco soprannaturale che avevano avuto le parole e la esistenza terrena del rabbi Gesù di Nazaret.

(indice) (continua)


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