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La prima volta di Rabbi Jacob Neusner col vecchio amico Papa Benedetto
Sandro Magister, da "Settimo cielo" 20 aprile 2008

L’incontro di Benedetto XVI con alcuni ebrei a Washington, e a New York la visita alla sinagoga di Park Est sembrano aver rasserenato i rapporti tra la Chiesa di Roma e la comunità ebraica, dopo le polemiche sulla preghiera del Venerdì Santo.

A Washington, tra l’altro, papa Joseph Ratzinger ha finalmente incontrato di persona per la prima volta un rabbino del quale aveva scritto diffusamente nel libro “Gesù di Nazareth” e con il quale era da quindici anni in corrispondenza epistolare, con reciproca stima e amicizia: il rabbino Jacob Neusner.

Su “L”Osservatore Romano” di domenica 20 aprile, sotto il titolo “il Papa della regola d’oro”, Andrea Monda riferisce di questo incontro e soprattutto riporta un colloquio con Neusner.

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Jacob Neusner è soddisfatto dell’entusiasmo con cui Papa Benedetto XVI, il suo amico, è stato accolto nel suo Paese. “Il Santo Padre è stato ricevuto con grande entusiasmo non solo dai cattolici, ma anche da protestanti, dagli ebrei, dagli induisti, dai musulmani e dalle altre comunità religiose. In questa visita negli Stati Uniti è stato il Papa di tutti”.

Se da una parte il rabbino professore di storia e teologia del giudaismo al Bard College è rimasto felicemente colpito dall’accoglienza dei suoi connazionali, dall’altra non si è meravigliato del livello degli interventi del Pontefice tedesco: “Mi aspettavo che il Papa avrebbe suscitato serie discussioni e posto questioni cruciali riguardo all’ordine sociale mondiale. E non sono rimasto deluso. Le sue parole sono state solide e stimolanti, ci ha consegnato un messaggio denso di fede, ragione e verità. Mi viene da dire che il Papa esercita un’autorità morale per tutte le persone ragionevoli”.

L’emozione con cui Neusner parla di questa visita rispecchia la perfetta sintonia che il rabbino sente verso il Papa e il suo magistero. “Sono rimasto molto colpito dal fatto che durante l’udienza del mercoledì in cui Benedetto XVI ha annunciato la visita negli Stati Uniti, abbia parlato della Regola d’oro — fai agli altri ciò che vorresti gli altri ti facessero — dicendo che essa, se pur data dalla Bibbia, è valida per tutta l’umanità, essendo iscritta nel cuore dell’uomo. Proprio pochi giorni or sono, nell’attesa dell’incontro con il Santo Padre, ho tenuto una conferenza nell’Università di Bard, dove insegno, sulla Regola d’oro nelle religioni del mondo. Così questa questione è piacevolmente ritornata a incalzarmi e ora direi che è ancora più urgente per me. In quella conferenza ho evidenziato che la Regola d’oro, la regola della reciprocità, è contenuta in tutte le religioni del mondo. È parte della legge morale naturale. Il Santo Padre ha attinto alla sua cultura per offrire una guida morale: ciò che ha detto è corretto e giusto”.

Ma la felicità maggiore Neusner l’ha avuto quando giovedì a Washington, nell’incontro con la comunità ebraica, il Santo Padre ha ritagliato uno spazio tutto per lui e la sua famiglia. Si trattava infatti di un incontro speciale, tra due amici che non si erano mai incontrati. “È stato un momento toccante. Il Santo Padre mi ha salutato dicendo: “dopo quindici anni di lettere finalmente ci incontriamo”. Ha parlato in un eccellente inglese ma mi sono reso conto che per lui era un sforzo. Allora gli ho detto che l’avrei potuto intendere tranquillamente in italiano e lui mi ha risposto con un grande sorriso. Così abbiamo proseguito in italiano, lingua che anche mia moglie ha studiato. Gli ho proposto di scrivere un libro insieme, sui punti di convergenza tra giudaismo e cristianesimo nei primi secoli”.

Singolare ma bella questa storia di amicizia tra due persone divise da un oceano e da due fedi differenti, ma unite nella stima e nell’affetto, oltre che nell’afflato verso il dialogo e la comunione, pur nel rispetto delle diversità e della verità. Da questo legame è nata un’amicizia intellettuale e spirituale che risale a quindici anni fa, quando Neusner pubblicò un saggio breve intitolato “A Rabbi talks with Jesus” che impressionò profondamente il cardinale Joseph Ratzinger, il quale a distanza di tanti anni (nel frattempo era cominciata una corrispondenza epistolare tra i due) ha dedicato diverse pagine e grandi elogi al rabbino nel suo libro Gesù di Nazaret, scritto lo scorso anno. Ora l’oceano è stato attraversato, i due amici si sono potuti abbracciare personalmente e il calore di quell’incontro ha contagiato tutto l’evento di Washington.

“Una delegazione numerosa di ebrei è venuta a salutare il Papa a Washington — osserva Neusner — e il Papa ha anche visitato una sinagoga a New York. Solo del bene può scaturire da questa visita. Le relazioni tra i cattolici e le comunità ebraiche sono costruttive e calorose”.

Non c’è nessuna traccia, nel ragionamento di Neusner, dell’episodio controverso della preghiera per gli Ebrei del Venerdì santo, che tanto ha fatto discutere in Italia. “Questo argomento non è emerso nell’incontro che ho avuto a Washington”, taglia corto Neusner (che tra l’altro ha pubblicato di recente su diversi quotidiani europei una sua riflessione sulla “reciprocità di preghiera”, smorzando ogni eventuale pretesto di polemica), “né ho sentito discussioni su questo punto all’interno della delegazione ebraica. Sono sicuro che la commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo e la International Jewish Committee on Interreligious Consultations risolverà questa questione in modo soddisfacente. Ora abbiamo bisogno di reciproca fiducia e pazienza. Il cardinale Kasper ci ha mostrato la via. Questo non è un aspetto che dovrebbe intralciare gli attuali progressi, che partono da così lontano. Le comunità degli ebrei e quella della Chiesa cattolica hanno lavorato insieme per diverse generazioni e hanno ottenuto molti risultati. La controversia di questi giorni passerà”.

Per Neusner le controversie su questioni piccole passeranno, devono passare, perché la posta in gioco è grande. “I popoli devono fare la pace perché l’alternativa è perire. Persone di fede diverse possono vivere in pace e armonia: questa è l’aspirazione sia degli ebrei che dei cristiani. Soprattutto da Giovanni XXIII in poi la Chiesa cattolica è diventata una forza per la pace tra le nazioni. I resoconti dell’incontro tra il Papa e il presidente Bush e della visita alle Nazioni Unite mostrano come la sua parola sia rispettata nel consesso delle nazioni”.

Quindi, nessuna chiusura o pregiudizio nei confronti del Papa da parte degli ebrei americani; semmai, osserva Neusner, qualche vecchia ruggine sussiste ancora tra i cristiani. “Esiste ancora un pregiudizio contro la Chiesa cattolica — afferma il rabbino teologo — da parte delle Chiese evangeliche, che per attaccare Roma usano un linguaggio offensivo che risale al periodo della riforma protestante. C’è infine anche un pregiudizio espresso da alcuni cattolici contro la Chiesa e il Papa perché non viene loro concesso di ‘modellare’ a piacimento la loro fede. Il fermo e costruttivo messaggio del Papa in questa visita negli Stati Uniti ha offerto un grande contributo per vincere questo pregiudizio. Ad esempio le sue parole sugli scandali sessuali, e il suo incontro, nella fede, con le vittime degli abusi, ha guarito ferite profonde. Per questo dico che questa in America è stata la settimana del Papa di tutti. Ha mostrato se stesso come un vero Papa nel suo ministero verso la Chiesa americana”.


Ulteriori notazioni da "Petrus"

Con il suo discorso all'Onu, Benedetto XVI "ha posto questioni cruciali riguardo all'ordine sociale mondiale. Le sue parole sono state solide e stimolanti, ci ha consegnato un messaggio denso di fede, ragione e verità". Lo afferma il rabbino Jacob Neusner, professore di storia e teologia del giudaismo al Bard College di Washington in un'intervista all'Osservatore Romano nella quale sostiene che "il Papa esercita un'autorità morale per tutte le persone ragionevoli". Neusner, che è il rabbino citato l'anno scorso da Joseph Ratzinger nel libro "Gesù di Nazaret", esprime soddisfazione per l'entusiasmo con cui Benedetto XVI è stato accolto nel suo Paese. "Il Santo Padre è stato ricevuto con grande entusiasmo non solo dai cattolici, ma anche da protestanti, dagli ebrei, dagli induisti, dai musulmani e dalle altre comunità religiose. In questa visita negli Stati Uniti - dice - è stato il Papa di tutti".

Riguardo all'intervento all'Onu, che ha rappresentato il momento centrale della visita, Neusner ritiene "corretto e giusto" quanto affermato dal Pontefice sulla "Regola d'oro" che esorta a fare agli altri ciò che vorresti gli altri ti facessero, dicendo che essa, "se pur data dalla Bibbia, è valida per tutta l'umanità, essendo iscritta nel cuore dell'uomo". Infatti, rileva il rabbino, "la Regola d'oro, la regola della reciprocità, è contenuta in tutte le religioni del mondo. E' parte della legge morale naturale".

Di Benedetto XVI, Neusner ha apprezzato anche "le sue parole sugli scandali sessuali: il suo incontro, nella fede, con le vittime degli abusi, ha guarito ferite profonde. Per questo - spiega - dico che questa in America è stata la settimana del Papa di tutti. Ha mostrato se stesso come un vero Papa nel suo ministero verso la Chiesa americana".

Quanto all'episodio controverso della preghiera per gli Ebrei del venerdì santo, il rabbino precisa che "questo argomento non è emerso nell'incontro a Washington né - aggiunge - ho sentito discussioni su questo punto all'interno della delegazione ebraica. Sono sicuro - confida - che la commissione vaticana per i rapporti religiosi con l'ebraismo e la International Jewish Committee on Interreligious Consultations risolverà questa questione in modo soddisfacente. Ora abbiamo bisogno di reciproca fiducia e pazienza" . In ogni caso per il rabbino, "non è un aspetto che dovrebbe intralciare gli attuali progressi, che partono da così lontano: le comunità degli ebrei e quella della Chiesa Cattolica - ricorda il rabbino - hanno lavorato insieme per diverse generazioni e hanno ottenuto molti risultati, la controversia di questi giorni passera"'.

Nell'intervista, Neusner ha anche descritto la propria emozione nell'incontro di giovedì a Washington tra il Papa e la comunità ebraica della capitale Usa. "È stato - rivela - un momento toccante. Il Santo Padre mi ha salutato dicendo: 'Dopo quindici anni di lettere finalmente ci incontriamo'. Ha parlato in un eccellente inglese ma mi sono reso conto che per lui era un sforzo. Allora gli ho detto che l'avrei potuto intendere tranquillamente in italiano e lui mi ha risposto con un grande sorriso. Così abbiamo proseguito in italiano, lingua che anche mia moglie ha studiato. Gli ho proposto di scrivere un libro insieme, sui punti di convergenza tra giudaismo e cristianesimo nei primi secoli". Il rapporto epistolare tra Ratzinger e Neusner risale a quindici anni fa, quando lo studioso ebreo pubblicò un saggio breve intitolato "A Rabbi talks with Jesus" che impressionò profondamente l’allora Cardinale Ratzinger.

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