Quale dialogo tra cattolici ed ebrei?
Salvatore Mazza, su "Avvenire" del 21 giugno 2005

Ebrei e cristiani, procede il dialogo tra due «popoli» - Intervista con l'autore

Quale dialogo tra cattolici ed ebrei? Certo, di passi in avanti «ne sono stati compiuti tanti, negli ultimi decenni». Passi «importanti». Di fatto, s'è quasi capovolto un modello di riferimento, messo in discussione dal Concilio. E che ha prodotto confronto e progresso. Ma oggi, «forse è necessario fare un passo oltre le elités, e progredire verso un "dialogo delle azioni", del fare insieme "fatti concreti"». Un cammino lungo il quale, senza perdere di vista la necessità di «salvaguardare la propria identità culturale», cattolici ed ebrei «siano uniti e vigilanti contro le nuove forme di antisemitismo che non contribuiscono all'elevazione della civiltà e alla crescita del dialogo». 

Il rabbino Benedetto Carucci Viterbi e monsignor Rino Fisichella hanno così disegnato ieri una delle possibili vie per far camminare "tra la gente" il dialogo ebraico-cristiano. Occasione per questo confronto è stata la presentazione, presso la Sala stampa estera, del libro «La Croce e la Sinagoga» del giornalista Rai Giovan Battista Brunori, edito da Franco Angeli. 

Moderato dal direttore del Tg2 Mauro Mazza, e presenti anche il docente di psicologia delle religioni David Meghnagi e della giornalista del quotidiano «Jerusalem Post» Lisa Palmieri Billigs, il dibattito s'è appunto centrato sulla necessità di un «dialogo sui fatti concreti dell'uomo di oggi», come ha affermato Carucci Viterbi, rabbino della Comunità di Roma, lamentando come oggi il confronto «è ancora troppo elitario, mentre il dialogo interreligioso va portato tra la gente». 

Tutto ciò, ha però sottolineato Fisichella, che non può non fare salvo quello che, alla fine, nel marcare le insormontabili differenze tra ebrei e cattolici, ne esalta l'identità. E dunque proprio davanti «alle reciproche, forti identità - ha osservato il rettore della Pontificia Università Lateranense - deve crescere il valore del rispetto, cioè l'essere capaci di guardare in profondità ciò che è il bene dell'altro». 

Da qui l'invito a far sì che «il dialogo diventi cultura comune». Certo, ha ribadito Fisichella, «i nodi teologici non possono essere rimossi, tra due religioni come quella cristiana e quella ebraica, anche perché fanno parte dell'identità stessa delle due fedi. Ma, ugualmente, occorre creare elementi per un linguaggio comune, anche perché il dialogo è ormai una strada irreversibile». 

Certo in tutto questo, ha osservato Meghnagi, pesano i «due millenni di dolori» che hanno contraddistinto la storia dei rapporti tra ebrei e cristiani. Così che «ogni presa di posizione sbagliata ha fatto sì, inevitabilmente, che si guardasse a quel doloroso passato». Per questo allora «occorre curare il passato per migliorare il futuro» «[curando il passato il futuro cambia ndR]»

Nel libro di Brunori, scritto in chiave e con un linguaggio volutamente divulgativo, esponenti di primo piano sia dell'ebraismo che del mondo cattolico accettano di raccontarsi ai lettori e di rispondere al cronista che li interroga sui temi più scottanti di ieri e di oggi, con l'obiettivo di riannodare i fili del dialogo. 

Tra i temi toccati, il ruolo di Pio XII durante a persecuzione degli ebrei, il conflitto israelo-palestinese, i rigurgiti di antisemitismo che hanno contraddistinto anche gli ultimi decenni della vita europea e ancora l'attraversano.

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