Guardini: pensatore ed educatore cristiano

Romano Guardini non è stato solo teologo e pensatore tra i più acuti e originali del nostro tempo, ma anche un grande educatore, che considerava l'educazione come «arte viva», a contatto con i giovani, ai quali dedicò gran parte del suo tempo e delle sue energie. È originale la prospettiva lungo la quale egli pervenne alla coscienza della modernità occidentale e della sua crisi: il rapporto tra l'uomo e la tecnica, la natura e la cultura.

Mentre si è da poco concluso il secondo millennio, è opportuno ricordare la sua opera che descrive, in una breve ed armoniosa sintesi, le principali caratteristiche del secolo e del millennio stesso. È «La fine dell'epoca moderna». Uscì a metà del secolo, nel 1950. Quasi subito fu tradotta nella Francia di pensatori laici come Paul Valéry ed Jean-Paul Sartre, ma anche di filosofi cattolici come Maritain, Mounier, Marcel. Nel 1954, il libro apparve anche in traduzione italiana edito da la Morcelliana.

Composta da una premessa e da tre capitoli, quest'opera, chiara e concisa come il «Il Principe» di Machiavelli, nacque quasi per caso. I tre capitoli «avevano originariamente lo scopo di servire da introduzione ad un corso sulla concezione del mondo e dell'uomo di Pascal». Essa ha come presupposto le «Lettere del lago di Como», scritte tra il 1923 e il 19251, che non solo è il più poetico dei libri di Guardini, ma quello che contiene in germe tutti gli altri.

«La fine dell'epoca moderna» sintetizza quanto Guardini con un lavoro duro, profondo, incessante, abbia pensato e scritto dopo le inquietudini, le angosce, le speranze, le domande espresse nelle lettere. Molte cose gli sono diventate più chiare. Ha piena consapevolezza del Medioevo, che alla concezione del mondo dei greci e dei romani aveva aggiunto la rivelazione divina, diventando una fra le epoche più alte della storia. Ed anche che la struttura medievale del mondo e l'atteggiamento culturale ed umano che ne rappresentava la base cominciano a dissolversi nel XIV secolo, quando ha inizio l'età moderna.

Guardini segue attentamente lo svilupparsi di queste età fino alla rivoluzione industriale, che travolge il mondo dell'umanità legata alla natura, ed allo scoppio della bomba atomica: quando l'età moderna dimostra che è sul punto di scomparire. Un'altra epoca sta sorgendo, anche se non ha ancora un nome. Con gran padronanza e lucidità, Guardini avverte l'umanità dei pericoli che la minacciano, tra cui un nuovo paganesimo «di natura diversa da quello antico», che «rifiuta la dottrina e l'ordine cristiano della vita» cercando di ghettizzare coloro che invece li sostengono.

Rileggendo la storia europea, infatti, Guardini registra la definitiva scomparsa dell'antica cultura, provocata dallo sforzo progressivo con cui l'uomo, nell'epoca moderna, sviluppando in direzione logico-matematica le proprie conoscenze, ha costituito una civiltà scientifica. Quest'ultima è da un lato il terreno sul quale sono fiorite la "macchina" e la conseguente rivoluzione industriale, dall'altro è stata il moltiplicatore di una tecnica che via via ha creato la possibilità di realizzare un vero e proprio dominio sulle energie fondamentali della natura e dell'uomo, scindendole dal loro contesto organico e dalla loro misura vivente, con tutti i conseguenti problemi di equilibrio. In parallelo, nota Guardini, così come la "macchina" esprime la novità sul piano tecnico scientifico ed è fulcro di un grande spartiacque epocale, la "massa" indica la nuova forma di esistenza della società attuale. Di qui la sua vigile sensibilità all'educazione, l'attenzione alla persona ed alla libertà.


1Nelle Lettere dal lago di Como, indirizzate ad un amico rimasto in Germania (sua terra d'elezione dal 1911), Guardini indica chiaramente che il futuro delle civiltà dipende dalla nascita e formazione di un nuovo atteggiamento umano, di un nuovo "tipo" d'uomo profondamente familiare alla novità della cultura tecnico-scientifica ed insieme lucidamente consapevole del nucleo essenziale della dignità umana, radice di ogni autentica cultura e civiltà. Una riflessione molto pertinente con il nostro oggi, una concezione che ci sentiamo di condividere pienamente.

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