DIOCESI DI ROMA
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Pulsante.gif (844 byte) Dal Libro del Sinodo

pucealr.gif (75 byte) Il rapporto privilegiato con gli ebrei
pucealr.gif (75 byte) Obiettivi pastorali
pucealr.gif (75 byte) Vie e linee d’impegno

Pulsante.gif (844 byte) Da "Verso l'unità dei cristiani", sussidio per l'ecumenismo

pucealr.gif (75 byte) Ciò che ha detto il Concilio
pucealr.gif (75 byte)  Particolarità della Diocesi di Roma
pucealr.gif (75 byte)  Sette orientamenti pratici

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Il rapporto privilegiato con gli ebrei

La crescita del dialogo e delle forme di incontro e di collaborazione con i nostri "fratelli maggiori", gli Ebrei, è un obiettivo concreto e impegnativo che la Chiesa che è in Roma sente di doversi proporre, in fedeltà ai dettami del Concilio Vaticano II e seguendo l’esempio e le indicazioni offerti, in particolare, dalla storica visita del Santo Padre alla Sinagoga il 13 aprile 1986.

A Roma la comunità ebraica è più antica di quella cristiana (Cfr. At 2,10-11), come ricordano le catacombe ebraiche e numerose altre testimonianze e documenti che ne attestano la presenza costante sino al momento attuale, in cui essa costituisce la più numerosa e significativa presenza del popolo ebraico in Italia. La nuova coscienza del rapporto profondo che lega la Chiesa con la comunità ebraica al livello stesso della loro identità [1], promossa dal Concilio, pur avendo fatto notevolissimi progressi, deve sempre più penetrare nel popolo cristiano. Proseguendo il cammino intrapreso, la Chiesa di Roma intende impegnarsi perché la preparazione dei presbiteri e dei diaconi, dei catechisti e degli insegnanti di religione sia accurata sotto il profilo dell’informazione relativa alla fede e alla tradizione ebraica, nel loro sviluppo storico e nel modo in cui oggi sono vissute, e perché la predicazione e la catechesi sappiano adeguatamente presentare il rapporto tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

In particolare vanno rese più presenti e consapevoli nella conoscenza e nello stile di vita delle nostre comunità le comuni radici che ci legano alla tradizione ebraica: in primo luogo la Scrittura dell’Antico Testamento, attraverso cui scrutiamo il disegno del Dio dell’Alleanza; l’esperienza della salvezza come "memoriale" dell’intervento liberatore di Dio a favore del suo popolo; la comune attesa escatologica della venuta definitiva e piena di Dio in mezzo agli uomini. La realizzazione di gruppi di studio sulla Bibbia e la celebrazione della giornata per la conoscenza e il dialogo con l’ebraismo, il 17 gennaio di ogni anno, rappresentano delle occasioni opportune ed importanti da favorire e promuovere. Il riemergere di fenomeni dolorosi, che si ritenevano ormai estinti, rendono questa giornata e ogni altra forma di dialogo e di reciproca conoscenza e fraternità particolarmente attuali. Ogni atteggiamento d’intolleranza e di razzismo è infatti indegno dell’uomo e contrario all’insegnamento di Cristo. Una condanna ferma e incondizionata va quindi rivolta, non solo alle forme estreme e violente del razzismo che fa notizia, ma anche alle forme, meno palesi e quindi più difficili da combattere, delle mentalità e dei linguaggi nei quali traspaiono discriminazione e disprezzo per chi viene considerato diverso da noi.

La Chiesa che è in Roma intende esprimere ai fratelli ebrei una particolare e calorosa solidarietà e operare con ogni sforzo perché fiorisca una nuova primavera nelle relazioni reciproche tra le due religioni. La comune collaborazione a molteplici livelli tra cristiani ed ebrei, nel rispetto della diversità e dei contenuti specifici delle rispettive religioni, può infatti assumere un grandissimo significato per il futuro della nostra Città, e soprattutto per la testimonianza del Dio unico e vero che agisce nella storia degli uomini per la loro salvezza. [2]

Obiettivi pastorali

La Chiesa di Roma, nella consapevolezza del vincolo privilegiato che unisce i discepoli di Cristo con il popolo ebraico, guarda con profonda stima a coloro che il suo Vescovo ha chiamato "fratelli maggiori". Intende perciò promuovere nelle comunità cristiane una corretta informazione circa la fede, la cultura e la storia dell’ebraismo. Svilupperà inoltre forme di dialogo, d’incontro e di collaborazione con la comunità ebraica residente in Roma a servizio della promozione spirituale, culturale e sociale della Città.

Vie e linee d’impegno

  1. Celebrazione della giornata nazionale per lo sviluppo del dialogo ebraico - cristiano.
  2. Con la dovuta preparazione e opportune iniziative sul piano diocesano, sarà celebrata il 17 gennaio di ogni anno la giornata del dialogo ebraico - cristiano, allo scopo di favorire una più proficua conoscenza tra la comunità cristiana e quella ebraica nello spirito della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate.

  3. Valorizzazione di organismi operanti in Roma
  4. La Diocesi, d’intesa con la Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo e con il Segretariato della Conferenza episcopale italiana per l’ecumenismo e il dialogo, valorizzerà l’opera degli organismi e dei gruppi impegnati nel dialogo ebraico - cristiano a Roma. 

  5. Azione educativa
  6. Quanti svolgono attività educative si impegnino a formare le nuove generazioni a una mentalità e a un costume di incontro e di accoglienza verso ogni persona e al rifiuto degli atteggiamenti e comportamenti antisemiti, indegni dell’uomo e del cristiano. [3]

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Da: "Verso l’Unità dei Cristiani" [4]

Linee di riflessione

La Commissione Ecumenica Diocesana ha il mandato di promuovere i contatti e il dialogo con la Comunità ebraica di Roma. L’esperienza ecumenica infatti mette in evidenza che la ricerca dell’unità dei cristiani spinge alla ricerca di una riconciliazione più vasta, che abbraccia tutto il popolo di Dio, dell’Antica e della Nuova Alleanza.

Ciò che ha detto il Concilio

In una prospettiva dottrinale, questa dimensione era già stata sottolineata dal Concilio Vaticano II, il quale <<ricorda le parole dell’Apostolo Paolo riguardo agli uomini della sua stirpe: "dei quali è l’adozione a figli e la gloria e i patti di alleanza e la legge e il culto e le promesse, ai quali appartengono i Padri e dai quali è Cristo secondo la carne." (Rm 9,4-5), Figlio di Maria Vergine>>.

Il Concilio ricorda inoltre <<il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento è spiritualmente legato con la stirpe di Abramo>> e specifica i vari titoli di base ai quali il Popolo cristiano è collegato con il Popolo ebraico. La Chiesa di Cristo si riconosce nella comune fede monoteistica, nella vocazione di Abramo secondo la fede, e anch’essa rivive la salvezza <<misteriosamente prefigurata nell’esodo del popolo eletto dalla terra di schiavitù>>.

Infatti <<la storia dell’ebraismo non si è conclusa con la distruzione di Gerusalemme. Questa storia ha continuato a svolgersi, sviluppando una tradizione religiosa la cui portata, pur assumendo - crediamo noi - un significato profondamente diverso dopo il Cristo, resta tuttavia ricca di valori religiosi>>.

Si sottolinea inoltre la comune prospettiva escatologica, a cui tendono ebrei e cristiani, benché da punti di vista diversi. Per gli ebrei il Messia è atteso come colui che deve venire; per i cristiani è venuto, sta venendo e verrà nella gloria. Questa attesa escatologica, diversamente motivata, è un dono di Dio, che crea negli ebrei e nei cristiani una tensione comune e un modo particolare di essere e di agire nell’impegno quotidiano nella storia. Il Messia atteso quindi non è solo un punto di divergenza, ma colui che già in qualche modo riunisce gli uni gli altri nella comune attesa.

Particolarità della Diocesi di Roma

La Diocesi di Roma poi, unitamente ai titoli generali, riconosce anche titoli particolari che, in modo più immediato, la uniscono alla Comunità ebraica di Roma. La Chiesa di Roma infatti è fondata dagli Apostoli Pietro e Paolo, della stirpe ebraica. Inoltre si registra a Roma una millenaria storia di convivenza tra ebrei e cristiani, storia che - pur se intessuta purtroppo di molti eventi negativi - ha creato tuttavia nella nostra Diocesi un tessuto sociale e culturale, che ha e non potrà non avere anche per l’avvenire ripercussioni nel contesto religioso.

Sette orientamenti pratici

All’interno di queste sommarie indicazioni, la Diocesi di Roma auspica che si ricerchino e si promuovano rapporti ispirati a quanto detto sopra:

  • Si raccomanda innanzitutto la condizione essenziale del dialogo e cioè il riconoscimento della coscienza che gli ebrei hanno di se stessi, come Popolo che si definisce in base ad elementi religiosi ed etnici.

  • Si chiede una particolare attenzione al contenuto ed al linguaggio delle varie forme della pastorale, predicazione, catechesi, liturgia, insegnamento della religione, pubblicazioni, ecc., dedicando una particolare cura alle celebrazioni della Settimana Santa, per evitare forme anche larvate di antisemitismo e per riscoprire e valorizzare anche nella liturgia le nostre radici ebraiche.

  • Sviluppare tutte queste iniziative (incontri, conferenze, pubblicazioni, ecc.) atte a far meglio conoscere la fede degli israeliti e la tradizione ebraica nel suo sviluppo storico e nel modo in cui oggi è vissuta.

  • Si raccomanda in particolare la lettura comune dell’Antico Testamento, anche alla luce della tradizione ebraica nei suoi vari filoni (normativa, narrativa e mistica), per abituarsi ad un approccio al testo sacro che può essere di particolare aiuto per percepire l’insondabile risonanza della Parola di Dio.

  • Avviare e incoraggiare, dopo rispettosi accordi, la conoscenza e la familiarità con la liturgia sinagogale e domestica nella quale trova le sue radici la nostra stessa liturgia cristiana.

  • Incoraggiare l’impegno comune per una convivenza più umana e fraterna nella città di Roma in favore <<della dignità dell’uomo inteso come specchio dell’immagine divina>>, del <<diritto alla vita>>, dei <<valori della famiglia>>, dei <<diritti umani>>, della <<libertà religiosa>>, della gioventù in difficoltà, e <<contro la piaga della droga>>.

  • Proporsi come obiettivo una collaborazione tra la Comunità ebraica e la Comunità parrocchiale.

 

Note

[1] Giovanni Paolo II, Discorso a esponenti di Organizzazioni Ebraiche, 12 marzo 1979, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, I, p.534.

[2] Dal Libro del Sinodo della Diocesi di Roma, Cap II, n.40 p.123

[3] Indicazioni Pastorali, dal Libro del Sinodo della Diocesi di Roma, 17, p. 144.

[4] Sussidio per l’Ecumenismo - Roma, Gennaio 1983 - nn.137-143.

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