Un progetto semplice ma coraggioso:
riunire in un panificio israeliani e palestinesi
Angelica Calò Livnè

Torniamo a occuparci di due donne per la pace nelle loro rispettive terre: l'israeliana Angelica e la palestinese Samar. "Una giornata del pane per la pace" a Betania. Donne israeliane e donne palestinesi, donne ebree, cristiane e musulmane si incontrano e assieme preparano e spezzano il pane frutto della loro opera.

"E il Signore gli apparve presso le querce di Mamre', mentre egli era seduto all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. Alzò gli occhi ed ecco tre uomini erano là vicino a lui; come li vide, corse incontro dalla porta della tenda, si prostrò a terra e disse: "Signor mio, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, ti prego, non passare oltre al tuo servo. Si prenderà un po' d'acqua... prenderò un pezzo di pane, vi ristorerete e poi proseguirete... Essi risposero: "Fa pure come hai detto". Abramo corse verso la tenda da Sara e disse: "Presto, prendi tre seà di fior di farina, impastala e fanne focacce". Uno di essi disse: "Tornerò da te da qui a un anno e tua moglie Sara partorirà un figlio" (Bereshit 18, 1-10).

Quegli ospiti erano i tre angeli del signore: Michael che veniva ad annunciare la nascita di Isacco, Rafael che veniva a curare Abramo e Sara ormai vecchi e stanchi e Gavriel che veniva a portare la parola del Signore nella città di Sodoma.

Quando la mia amica palestinese Samar ha lanciato l'idea di una "Giornata del pane per la pace" nel suo panificio a Betania ho sentito che non potevo sottrarmi a questa chiamata!

Il pane! Simbolo di vita, di speranza, di prosperità, di accoglienza, è desiderio e necessità prima degli uomini di qualsiasi cultura. Appena tornata a casa, in Israele, ho iniziato a cercare freneticamente di coinvolgere più gente possibile e ho cominciato a raccontare il sogno. I primi occhi che si sono accesi sono stati quelle delle madri. Di madri di figli soldati, di figli scolari, di nonne, di coloro che non dormono la notte e si chiedono cosa si possa fare per cambiare qualcosa. Poi ho cercato qualcuno di importante e per tre giorni di seguito ho visto sugli schermi della televisione israeliana, uno dei personaggi più veri e affascinanti del mondo politico israeliano:Yuli Tamir, dei Laburisti, professoressa di filosofia all'Università di Tel Aviv, Membro della Knesset.

C'erano discussioni feroci ma, ogni volta che lei accennava a parlare, tutti intorno tacevano di colpo e l'ascoltavano con ammirazione e rispetto. "È lei!" ho pensato - "Quegli occhi profondi raccontano le sofferenze e le paure delle madri di tutti i figli in pericolo!". Le ho telefonato senza indugio. Mi ha risposto con una cordialità tale che mi sembrava di vedere il suo sorriso attraverso il telefono! L'idea le piaceva e voleva conoscere anche Samar. Detto fatto. Sabato sera eravamo tutti a cena nella mia casa del kibbuz: c'era Samar, c'era Giovanni Quer, rappresentante della parte italiana della Fondazione Bereshit LeShalom che aveva lavorato tutta la settimana nell'orfanotrofio e nel panificio di Betania come volontario, c'era la mia famiglia e tutti insieme abbiamo partorito un nuovo progetto per darci speranza a vicenda: donne israeliane e donne palestinesi, donne ebree, cristiane e musulmane si incontreranno e assieme prepareranno e spezzeranno il pane frutto della loro opera.

Betania, Azariye, dove secondo il Nuovo Testamento Lazzaro tornò in vita, confina con Gerusalemme est, dalla porta di Damasco in direzione sud.
Il panificio è stato aperto con l'aiuto di un tecnico israeliano che, dopo molte titubanze e rifiuti ha accettato il rischio di recarsi in Palestina, il 16 ottobre 2003 (altro segno divino: 60 anni esatti dalla razzia compiuta dai nazisti nel ghetto di Roma). Dopo aver montato i macchinari si è preparato il primo pane e israeliani e palestinesi, arabi cristiani e musulmani ed ebrei hanno condiviso lo stesso cibo sedendo alla stessa tavola. Ci incontreremo per condividere un momento semplice quanto quotidiano d'ogni uomo. Da tempo questo desiderio albergava nell'animo di Samar e dopo l'ultimo viaggio di testimonianze in giro per l'Emilia Romagna, ho sentito che era il momento di aiutarla ad avverarlo.

La Tamir si è offerta di esser portavoce e responsabile.
Ci saranno diversi gruppi di lavoro per le diverse fasi di lavorazione del pane, per poi condividerlo nello spiazzo antistante il panificio con musica canti e forse per la prima volta in Palestina (e questo è veramente un sogno) verrà rappresentato lo spettacolo del Teatro Arcobaleno "Bereshit".
Anche la moglie dell'Ambasciatore d'Italia in Israele Anna De Bernardin ha accolto con entusiasmo il progetto e ci ha incoraggiato con affetto. Ora stiamo cercando di coinvolgere più Enti possibili che sostengono l'opera di donne, di operatrici di pace, di educazione e di convivenza fra i popoli.

L'8 febbraio 2005 Ariel Sharon e Abu Mazen si sono stretti la mano a Sharem El Sheich. L'8 Aprile 2005, mani palestinesi e mani israeliane creeranno insieme il primo pane comune dopo tante sofferenze. Perché le madri sono coloro che danno la vita. Le madri sono la prima fonte di alimento dei propri figli. Perché Sara preparò il pane che Abramo offrì a quei tre Angeli benedetti che erano venuti a promettergli una grande discendenza.

Eccoci, siamo parte di quella discendenza: faremo del tutto per continuare a portare avanti quella promessa! Per continuare a costruire e per dare il meglio di noi stessi. Per dare coraggio a chi vuole continuare a vivere, a chi crede in un futuro pieno di colori, di tavolate piene di figli e nipotini, di gite all'aria aperta e di case serene. E inizieremo dalle cose più semplici. Da un pezzo di pane! Dobbiamo essere pronti.... chissà che quei tre Angeli non passino di lì... per tornare a curare le nostre ferite, per portare la parola del Signore a Sodoma per annunciare la fine di tutte le sofferenze!
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[Fonte: shalom.it - 17 aprile 2005]


v. anche:
Un'altra 'perla' di Angelica Calò Livnè. I misteri della Kabbalah e Padre Pio
Angelica e Samar, due madri per la pace
Conoscersi per convivere e costruire la storia insieme
Angelica Calò Livnè, Questo dialogo con voi, la mia speranza
Una ebrea e una cristiana palestinese vincono il premio per la Pace

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