Pontificium Athenaeum Antonianum

Atti Giornata di Studio 29 novembre 2000

 

 


Gli altri Titoli saranno aggiunti tra breve
 Le due Sinagoghe d'origine
Il giudaismo e il cristianesimo del primo secolo a confronto
Aspetti storico-teologici e archeologici 

Sinagoga e movimenti giudaici  

   
 


SINAGOGA E MOVIMENTI GIUDAICI 

 


1. La questione 

2. La sinagoga

3. Il movimentismo giudaico 

4. Conclusione


1. La questione        torna all'indice

La tematica affrontata dalla giornata di studio in generale e da questo contributo in particolare, trova oggi un'ampia ricezione e presenta un promettente sviluppo nell'abbondante odierna letteratura filologica, esegetica e storica che indaga sul "problema delle origini" del giudaismo e del cristianesimo. 

Non si saprebbe dire se all'origine di questo interesse vi siano motivazioni di ordine archeologico, come la scoperta a partire dal 1947 della biblioteca di Qumran, che ha dato una svolta decisiva agli studi ebraistici, o di ordine storico: la rivisitazione cristiana dell'ebraismo, dopo gli orrori della Shoah; e quali delle due abbia promosso le altre. 

Probabilmente, entrambe hanno interagito reciprocamente sullo sfondo e su richiesta di una storia che alla luce della fede non è casuale. Fatto sta che negli ultimi decenni si sono accentuati da un lato gli studi giudaistici e dall'altro, in corrispondenza, si è alimentata la grossa questione del rapporto originario tra la matrice giudaica e il cristianesimo. 

Per quanto riguarda il primo aspetto, lo studio e la pubblicazione ininterrotta dei testi di Qumran hanno senza dubbio facilitato la scoperta di un giudaismo pressoché sconosciuto nella sua ampiezza e nella sua fisionomia. Si sono riviste tante convinzioni tradizionali, che, basate soprattutto sulla posteriore letteratura rabbinica, si sono rivelate anacronistiche o inesatte. Intanto, sono continuati anche gli studi sulla letteratura intertestamentaria, i quali, affiancandosi ai lavori su Qumran, anzi spesso a partire dai reperti intertestamentari qumranici, hanno contribuito grandemente alla conoscenza di quella vera e propria galassia che è il giudaismo intertestamentario. del quale si è finora conosciuto solo la punta dell'iceberg. 

Naturalmente, l'altro aspetto, la questione delle origini, viene da sé e non deve far meraviglia quindi che vi siano da tanti anni convegni, dibattiti, ricerche e pubblicazioni su tale tema. 

Con questo nostro contributo, noi vogliamo lumeggiare panoramicamente l'ambiente socio-culturale e socio-religioso dell'epoca di transizione tra le due ere. 

2. La sinagoga       torna all'indice

È un'acquisizione corrente quella che vede l'istituzione sinagogale come una creazione del tardo giudaismo che trova i suoi momenti salienti e originari a partire dall'epoca di transizione, I sec. a.C. - I d.C. Ogni tentativo d'ipotizzare un'origine cronologicamente alta, viene frustrato da uno scetticismo sostenuto anche da scarsezza di dati storico- archeologici. 

A mio parere, però, bisognerebbe rendere più elastica la prospettiva nella quale ci si mette per studiare l'argomento, onde evitare di essere riduttivi e monotematici. Basterebbe l'osservazione generica che le sinagoghe del tempo di Gesù, pur essendo lontane da quello splendore che l'istituzione avrebbe assunto in seguito, si mostravano tuttavia come delle strutture socio-religiose con un'identità ben definita e sviluppata, che correva parallela all'istituzione del tempio di Gerusalemme, pur sempre centro assoluto di culto. 

Proprio l'archeologia viene in soccorso per offrirci l'immagine di una istituzione ormai solida. Ora, la cosa non può essere nata all'improvviso e, pur ammettendo, la scarsezza di dati materiali idonei a far ripercorrere a ritroso la strada dell'evoluzione della sinagoga, è tuttavia possibile dare maggior forza a quelle ipotesi che pochi studiosi hanno il coraggio di rifiutare nettamente. 

È evidente che prima dell'esilio babilonese (587 a.C) la presenza del tempio di Gerusalemme assorbiva, anzi doveva assorbire nella misura in cui si era potuta realizzare la riforma deuteronomistica centralizzatrice, ogni forma di culto pubblico. È pensabile perciò che centri minori di culto, quali erano gli antichi santuari israeliti, siano stati via via trascurati, anche se non si può affermare la loro totale eliminazione. In seguito all'esilio però, la situazione è radicalmente cambiata. La perdita del tempio gerosolimitano non poteva essere un evento definitivo; d'altra parte, non si può minimizzare la necessità, soprattutto per l'uomo premoderno, di avere un punto di riferimento cultuale che in qualche modo, anche in via surrogatoria assicuri l'identità religiosa del gruppo sociale. 

È quanto è avvenuto in Babilonia. Dati quali quelli offerti da Ez 1,1; 8,1; 14,1; 20,1, non vanno assolutamente trascurati. Essi sono espressione di un servizio di culto, nato per necessità e incentrato, in assenza di sacrifici cruenti, sull'impiego della parola, come preghiera e come luogo dell'incontro con il Dio d'Israele. Non era ancora il tempo della canonizzazione delle Scritture, che ancora non esistevano come tali, ma era la fondazione di quel processo che cominciava a far profilare la fisionomia definitiva delle Scritture (cf ad es. il processo redazionale deuteronomistico). 

Una conferma a questa ipotesi di lavoro viene dal fenomeno similare sorto molto presto in Egitto, fin dal III sec. a.C.: l'edificazione delle . Alcuni studiosi dubitano della legittimità di poter mettere in relazione questi edifici di culto ben consolidati e attestati e la sinagoga. 

Tuttavia, come già detto sopra, se si rinunzia ad un concetto restrittivo dell'istituto sinagogale, non vi è modo diverso di guardare alla se non come ad una variante, certamente ancora embrionale, della futura sinagoga. Quel che preme ricordare è che la sinagoga ha alla sua origine la volontà geniale di riempire un vuoto con il pieno di un legame al divino, così come lo mediavano le tradizioni raccolte, sistemate e redatte lungo quel processo che avrebbe portato alla fisionomia attuale dell'Antico Testamento. Nasceva così la religione del Libro. Il carattere distintivo e creativo di questa "nuova" religiosità si è mantenuto e sviluppato anche quando il tempio di Gerusalemme è stato ricostruito. Niente poteva sostituire il tempio come luogo centrale di celebrazione sacrificale; ma è pur vero che niente ha impedito che nei vari paesi mediterranei nei quali vivevano comunità ebraiche, si diffondessero le sinagoghe. Al tempo di Gesù, nella sola Gerusalemme, ve ne era addirittura un gran numero, una per gruppo etnico. La stessa vita pubblica di Gesù si è svolta di frequente all'interno di una sinagoga, come luogo di preghiera e d'insegnamento; è in una sinagoga della Galilea che egli si è rivelato come il referente del testo messianico di Is 61,1-2 (cf. Lc 4,16-21). Né bisogna dimenticare che l'attività evangelizzatrice di Paolo cominciava dalle sinagoghe per il semplice fatto che lì erano i suoi correligionari: gli ebrei! (Atti 13,14ss; 14,1). Gli unici che avrebbero potuto recepire culturalmente, oltre che per fede, il suo messaggio. 

È in questo quadro della vita della prima generazione di cristiani che bisogna sottolineare un aspetto che di solito viene ignorato, ma che oggi, grazie anche agli studi ad esso mirati, è possibile approfondire. 

Di solito, noi leggiamo anacronisticamente questi testi neotestamentari come la contrapposizione tra due religioni, quella ebraica e quella cristiana. In realtà, in quel tempo non si era ancora consumata la divisione tra le due realtà religiose; la loro contrapposizione, pur viva e a volte violenta, era piuttosto quella che divideva anche altri gruppi giudaici che costellavano la fenomenologia religiosa giudaica del tempo. 
È per questo che si rende ora necessario accennare a questo problema. 

3. Il movimentismo giudaico          torna all'indice

Le fonti che di solito vengono citate per rendere conto di questo fenomeno sono innanzi tutto lo storico ebreo Giuseppe Flavio, che descrive le tre o quattro "filosofie" presenti nella società ebraica del tempo (farisei, sadducei, esseni e zeloti) e Filone (i Terapeuti); inoltre, un sussidio proviene dalla Scrittura stessa: oltre al NT, specialmente la letteratura evangelica, che parla dei partiti religiosi (sadducei, farisei, erodiani, S. Giovanni Battista), anche 1 Mac 2,42; 7,13; 2 Mac 14,6, ove si parla del gruppo degli "asidei", uomini valorosi e pii, dediti alla Legge. Gli studi sul tema si sono frattanto intensificati (Schürer, Stemberger, Maier) ed è possibile, pur se ancora con un certo grado d'incertezza, stilare un quadro del fenomeno. 

  1. Sadducei
  2. Farisei 
  3. Esseni
  4. Comunità di Qumran
  5. Zeloti 
  6. Gruppi battisti
  7. Gruppi non definiti   

L'elencazione dei gruppi è un tentativo sistematico che trova sufficiente suffragio, anche se non bisogna tacere la complessità della realtà. Non sempre i gruppi sono nettamente distinguibili; talora frange di un gruppo possono coincidere con un altro gruppo (farisei e zeloti, laici sadducei e laici farisei). Ad ogni modo, ciascun gruppo ha un suo orientamento ideologico e spesso una base scritta che non coincide nettamente con le cosiddette Scritture (Qumran). 

La galassia dipinta da questi gruppi è altamente istruttiva per far conoscere l'atmosfera socio-culturale e religiosa che si respirava in quell'epoca. In particolare, la conoscenza di tale pianeta per noi ancora sommerso, è utile per venire a conoscenza dei modi di pensare e di vivere di primi cristiani, i quali costituivano uno dei tanti gruppi giudaici. A loro volta, lo stesso gruppo cristiano si frantumerà o si moltiplicherà a seconda delle circostanze storico-ideologiche. 

4. Conclusione           torna all'indice

La breve analisi da noi presentata, insieme alle ampie relazioni dei colleghi che mi hanno preceduto, mostra quanto fecondo possa essere oggi indirizzare le nostre ricerche su quel punto focale che ha tanto arricchito la storia dell'umanità, ma che talvolta si è verificato nel quadro di equivoci storici che nel tempo presente abbiamo il dovere di chiarire, proprio rispettando in modo critico la verità storica.

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