«Noi cristiani in Terra Santa bersaglio dell'odio islamico»

Il CORRIERE DELLA SERA di domenica 4 settembre pubblica a pagina 17 un articolo di Lorenzo Cremonesi sulla situazione dei cristiani nei territori dell'Anp. Una realtà di violenza e sopraffazione in genere sottaciuta, spesso anche da media cattolici acriticamente filo-palestinesi. LA REPUBBLICA del 6 settembre, pubblica a pagina 22 un articolo dal titolo «Bruciate quattordici case di cristiani»

«Macché difficoltà tra Israele e Vaticano! I problemi per noi cristiani in Terra Santa sono altri. Quasi ogni giorno, lo ripeto quasi ogni giorno, le nostre comunità sono vessate dagli estremisti islamici in queste regioni. E, se non sono gente di Hamas o della Jihad islamica, avviene che ci si scontri con il muro di gomma dell'Autorità Palestinese, che fa poco o nulla per punire i responsabili. Anzi, ci è capitato di venire a sapere che in alcuni casi tra loro c'erano gli stessi agenti della polizia di Mahmoud Abbas o i militanti del Fatah, il suo partito, che sarebbero addetti alla nostra difesa. Sono talmente scoraggiato di sentire le lamentele che talvolta non guardo neppure più i dossier». Padre Pierbattista Pizzaballa non riesce a trattenere la frustrazione. Quarantenne, dinamico neo-custode di Terra Santa, è ben lontano dai modi bizantini, i silenzi diplomatici, il desiderio del quieto vivere, di tanti tra i suoi predecessori.

Eravamo venuti a trovarlo nel suo ufficio a Gerusalemme per cercare di capire di più sui contenziosi fiscali e giuridici che ancora avvelenano i rapporti tra Santa Sede e Israele. Pizzaballa rappresenta la Custodia, l'istituzione francescana che dalla bolla di Papa Clemente VI nel 1342 si occupa appunto di rappresentare, difendere e garantire gli interessi e le proprietà della Chiesa in Terra Santa. Ma già dalle prime battute è ovvio che per il Custode le preoccupazioni più gravi sono altre. «Qui ho una lista di 93 casi di ingiustizie di vario tipo commesse ai danni dei cristiani nella regione di Betlemme tra il 2000 e il 2004. L'ha compilata Samir Qumsieh, direttore di Al Mahdeh, che in arabo significa Natività, una piccola televisione locale che sta diventando la voce delle nostre comunità. Ma con difficoltà.

Nelle ultime settimane una banda di Bet Sahur, dove lui ha casa e ufficio, sta infatti cercando di rubargli il terreno dove vorrebbe installare un ripetitore in grado di allargare le regioni coperte dall'emittente», spiega Pizzaballa.

Una situazione che rilancia un tema antico: l'emigrazione dei cristiani dal Medio Oriente. Avviene per i copti dell'Alto Egitto, per assiri e caldei in Iraq, in parte per i maroniti in Libano. Ma soprattutto in Israele e Cisgiordania. «Nel 1948, l'anno della nascita di Israele, i cristiani costituivano circa il 14 per cento della popolazione, ora sono ridotti a malapena al 2. Oggi siamo in 170.000, di cui 80.000 cattolici. Circa il 60 per cento abita in Israele, il resto nei territori occupati nel 1967, inclusa Gerusalemme est», ricorda ancora il Custode.

A Betlemme è lo stesso Samir Qumsieh a darci una copia del dossier. «È parziale, perché negli ultimi 12 mesi ho registrato numerosi nuovi casi di abusi», dice. Un uomo coraggioso. Tra le sue battaglie anche quella contro la diffusione delle moschee nella zona di Betlemme: «I loro muezzin gridano più forte vicino alle chiese. Una provocazione, dove una volta suonavano le campane ora si sentono soltanto le preghiere musulmane con gli altoparlanti a tutto volume». Più volte il nunzio apostolico, Pietro Sambi, l'ha consigliato di essere prudente. Qualche mese fa Samir voleva far diffondere il suo dossier da Asia News, un sito web curato da padre Bernardo Cervellera, ben noto tra gli addetti ai lavori.

Sambi era riuscito a fermarlo. «Potresti venire assassinato», gli aveva detto. Ora però Samir vuole andare avanti: «Occorre denunciare, basta tacere!». A leggere il suo dossier c'è solo l'imbarazzo della scelta. Stupri, rapimenti, rapine, terre e proprietà rubate, case occupate, abusi e soprattutto offese. Un numero crescente di offese da parte dei musulmani.

Vedi il caso della sedicenne Rawan William Mansour, abitante del villaggio di Bet Sahur, che nella primavera di due anni fa veniva violentata da quattro miliziani di Fatah. Nonostante la denuncia, nessuno di loro fu arrestato. La famiglia fu costretta a emigrare in Giordania per evitare la vergogna. anno prima due sorelle della famiglia Amre (di 17 e 19 anni) vennero assassinate a colpi di pistola da un gruppo di uomini armati vicini all'Autorità Palestinese. L'accusa: prostituzione. Più tardi l'autopsia rivelò che le ragazze erano vergini. Ma erano state torturate nelle parti intime con sigarette accese, prima dell'«esecuzione». Ma c'è molto altro. Quasi tutti i 140 casi di espropriazione di terre avvenuti negli ultimi 3 anni sono stati perpetrati da militanti dei gruppi islamici e da agenti della polizia. Samir sta preparando un libro-denuncia. «Lo intitolerò Razzismo in pratica », dice. Le conclusioni sono amare: «Il razzismo contro di noi sta aumentando vertiginosamente. Nel 1950 Betlemme era per il 75 per cento cristiana, oggi non arriva al 12. Se continua così, tra 20 anni non ci saremo più».

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"Colpevole" di una relazione con un cristiano, un palestinese di 23 anni viene uccisa dai famigliari. Gli abitanti del villaggio, poi, assaltano quello dell'uomo, dando fuoco alle case e picchiando gli abitanti. Un ennesimo episodio di violenza e intolleranza anticristiana nei territori dell'Anp, che per la sua gravità, avrebbe meritato, ci sembra, un certo rilievo sui giornali. 

L'accaduto è stato anche oggetto di un dibattito televisivo, inserito su "La7" in Omnibus del 6 settembre scorso - h.8, (*) nel quale si è registrata un'informazione tutt'altro che corretta, oggetto di un nostro intervento indirizzato al Direttore de "Il Foglio", Giuliano Ferrara, al quale vi rimandiamo.

LA REPUBBLICA di martedì 6 settembre 2005 relega invece la notizia in uno spazio molto ristretto: un piccolo riquadro all'interno di un articolo sulla polemica apertasi in Israele circa i presunti effetti diseducativi della bambola "Barbie".

Una scelta incomprensibile, se non con l'abitudine a minimizzare o cancellare tutto ciò che potrebbe far comprendere la realtà della violenza intollerante e totalitaria che scuote la stessa società palestinese, oltre che minacciare e colpire Israele.
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Ecco il testo:

GERUSALEMME - Almeno 14 case di cristiani del villaggio palestinese di Taybeh sono state bruciate dai musulmani del vicino abitato di Dir Jair, per vendicare l´onore di una donna. Lo racconta il sito di Ha´aretz. Decine di uomini di Dir Jarir domenica hanno dato fuoco alle case, picchiando la gente che cercava di fuggire. La spedizione è l´ultimo capitolo di una faida di cui è stata vittima una musulmana di 23 anni, uccisa la settimana scorsa dai familiari a causa di una relazione con un cristiano di Taybeh. La ragazza era incinta. 

(*) La conduttrice del dibattito, Rula Jebreal, nel commentare in particolare proprio questo episodio, ha testualmente dichiarato con la massima naturalezza: "Si è trattato di un delitto d'onore" - ndR]
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v. intera Sezione dedicata ai cristiani in Israele

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